HAIM BAHARIER: CINQUE VERBI PER RAGIONARE SULLA LIBERTÀ

di Mattia Rizzi

Andrée Ruth Shammah sale sul palco e avvisa tutti i presenti: Haim Baharier ha l’urgenza di dirci delle «cose precise». Ad accompagnare l’arrivo del maestro, che ci invita a battere le mani a tempo, è una musica tradizionale che riempie tutta la sala: è la nostra campanella, la lezione è iniziata.

Baharier, in occasione della presentazione del suo libro Il cappello scemo, ci porta a riflettere sulla condizione in cui si trova oggi l’umanità ma ci rassicura subito: non è venuto a dirci come uscire dalle tenebre che avvolgono il mondo ma per consegnarci degli strumenti di riflessione. Secondo il maestro la luce di cui oggi andiamo alla ricerca si trova protetta dall’oscurità, che si può diradare solo con l’ausilio dei principi di ermeneutica della Torah. Certo, qualcuno potrebbe obiettare, a buon diritto, che le tenebre sono diffuse ovunque, ma ogni identità deve poter compiere il proprio percorso di uscita e solo alla fine tutte le strade saranno messe a confronto con un’operazione di sintesi.

Sono cinque i verbi che hanno permesso alle tribù di Israele di uscire dalla schiavitù.

Il primo, «vi farò uscire» (vehotsét), implica un intervento esterno che sovverte la «topologia della dominazione», per cui era naturale che un popolo dominasse su un altro; il secondo, «vi soccorrerò» (vehitzàlti), ci spiega che l’unico modo per liberarsi dalla schiavitù è cancellarne il principio; il terzo, «vi riscatterò» (vegaàlti), induce a domandarci perché siamo rimasti schiavi per così tanto tempo; il quarto, «vi riconoscerò come popolo» (velakàhti), sottolinea la preziosità e la singolarità di ogni uomo; il quinto, «vi condurrò» (vehevéti), indica infine la transumanza verso la terra promessa, dono da mettere a frutto e meta raggiungibile solo quando sarà portata a termine la riflessione sui precedenti verbi.

Sembrava di aver appena iniziato a riflettere sull’esegesi delle parole quando la campanella suona un’altra volta: il tempo è esaurito, la lezione è finita. Il maestro prepara la sua valigetta rossa ai piedi del leggio ma gli studenti restano ancora seduti ai loro posti e non mostrano segni di volersi alzare dalle poltroncine. Baharier ci prende in giro: «Andrée, spegni le luci!». Gli spettatori, ormai costretti ad abbandonare la sala ma con una nuova consapevolezza, possono ora mettersi in cammino verso la riconquista della libertà.

Conferenza del Maestro Haim Baharier
in occasione della presentazione del suo nuovo libro Il cappello scemo

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