Quando si entra in sala una cumbia travolgente invade l’aria e impedisce di tenere fermi i piedi: loro sono già lì, i due protagonisti di Un poyo rojo, lo spettacolo andato in scena al Franco Parenti dal 14 al 17 giugno e che ha registrato il tutto esaurito sia in Argentina che in Europa (e si capisce bene il perché).
I due protagonisti, i due attori argentini, Luciano Rosso e Alfonso Barón, si stanno riscaldando a ritmo di musica, uno a destra e uno a sinistra di alcuni armadietti e una panchina che simulano lo spogliatoio di chissà quale palestra, dove si preparano per praticare chissà quale sport… ma non è importante, a nessuno interessa, perché Un poyo rojo è uno di quegli spettacoli in cui non c’è una storia e nessuno parla. O meglio, la storia si intuisce, ma sul palcoscenico viene presentata solo pura azione, un piccolo pezzo di storia che può essere latore di infiniti significati anche senza che nessuno proferisca verbo: solo gesti, salti, balzi, balli di tutti i tipi, espressioni facciali, profondi respiri, versi, vocalizzi.
Lo spettacolo inizia (e forse era già iniziato fin dal nostro ingresso in sala) e i due si squadrano, si studiano, si fissano, come due pugili, due tiratori di scherma: il loro incontro sarà infatti una “schermaglia amorosa”, a metà tra una rissa e un amplesso sessuale. Questi due uomini, così simili e diversi tra loro, opposti e complementari, l’uno alto e slanciato, l’altro piccolo e solido, entrambi atletici e dai fisici asciutti, meravigliosi e surreali nei loro movimenti ritmici, violenti e ridicoli, femminei e scimmieschi, si affrontano sul palco per un’ora e mezza solamente attraverso l’uso dei loro corpi e della loro voce (ripeto, perché giova ricordarlo, senza dire una sola parola).
La battaglia che si consuma sul palco è interrotta a un certo punto da una radio, vera e funzionante, imprevedibile, in cui si susseguono Avemarie, giornali orari, notizie sulla pandemia, e i due acrobati giocano e improvvisano con i suoni sempre diversi che escono dall’apparecchio; lo spettacolo risulta così sempre diverso e questa volta si è concluso sulle note di In my blood di Shawn Mendes (una canzone bellissima con un potente climax) con un appassionato bacio: il primo bacio tra due uomini.
Per maggiori informazioni clicca qui.
coreografia Luciano Rosso, Nicolás Poggi
regia Hermes Gaido
con Luciano Rosso e Alfonso Barón
produttori Jonathan Zak e Maxime Seuge
produzione in Italia Carnezzeria srls
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