Maschera sugli occhi e cuffie nelle orecchie: non siamo in un’esotica località balneare pronti a tuffarci in acque cristalline, ma a teatro… e ci aspetta sì un’immersione, ma nella realtà virtuale!
Lo spettacolo Segnale d’allarme, diretto e interpretato da Elio Germano, si presenta ai nostri occhi in tutta la sua potenza grazie alla possibilità di un controllo scenico senza precedenti. Lo spettacolo squarcia la finitudine del palco e, una volta indossati gli appositi occhiali, prende il controllo di tutta la nostra visuale. Ovunque dirigiamo lo sguardo, restiamo nel mondo visivo e sonoro architettato dal regista: l’opera d’arte si fa autenticamente totale e non c’è via di fuga dalla finzione.
Non si tratta solo di performance e meraviglia. Lo strumento della realtà virtuale è qui sfruttato da Germano con un chiaro intento artistico: analizzare con cinica precisione il senso comune della nostra epoca e mostrare la nera minaccia che si annida in esso.
Lo spettatore viene artificialmente inserito in un contesto verosimile, per il quale in un primo momento la tecnologia impiegata appare superflua, quasi un capriccio della regia: dopotutto, tanto nella realtà “reale” quanto in quella “fittizia” siamo in un teatro, e gli spettatori virtuali non sembrano così diversi dai nostri vicini di poltrona in carne ed ossa. Non c’è che Elio Germano stesso sulla scena. Sale e scende dal palco mentre parla animatamente, il raggio d’azione che gli è concesso sembra comprimere l’esuberanza dei suoi gesti e delle sue parole.
Interagendo col pubblico – virtuale e dunque esso stesso parte integrante della rappresentazione – imbastisce un discorso sulla società, la politica, la cultura, nel quale ritroviamo un’esposizione sistematica dei luoghi comuni di cui risuonano le voci in strada, le chiacchiere da bar e i talk show in TV che fanno da sottofondo alla vita di tutti i giorni.
Ma ecco che, dopo poco, iniziano a farsi evidenti i primi segnali dall’arme: i luoghi comuni perdono la propria apparente innocenza e uno dopo l’altro si mostrano per ciò che sono, anticamere di odio, intolleranza ed estremismo. In un crescendo lucido e folle ad un tempo, ci ritroviamo nel bel mezzo di una folla acclamante a dichiarazioni antisemite e incitazioni alla guerra, ispirate nientemeno che dal Mein Kampf di Adolf Hitler. È proprio a questo punto che riconosciamo l’efficacia inedita della simulazione tridimensionale: non sono gli attori sul palco a inscenare la massa mentre si piega all’“uomo forte”, ma la massa siamo noi, è lo spettatore al nostro fianco ad avere lo sguardo vitreo e folle.
In Segnale d’allarme, lo strumento avanguardistico della realtà virtuale viene egregiamente sfruttato per mettere a fuoco pericoli reali, troppo reali, che si annidano dietro a una retorica diffusa e solo apparentemente innocua. Lo spettro del totalitarismo nel nostro presente non solo sopravvive ma è ancor più pericoloso perché mutabile, camaleontico: Elio Germano, con l’aiuto della tecnologia del futuro, ci mette in guardia e ci permette di riconoscerne le forme.
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regia Elio Germano e Omar Rashid
produzione Gold e Infinito
tratto dallo spettacolo teatrale La mia battaglia
diretto e interpretato da Elio Germano
scritto da Elio Germano e Chiara Laganiaiuto regia Rachele Minelli
luci Alessandro Barbieri
fonico Gianluca Meda
fotografia Luigi Ruggiero e Filippo Pagotto
post-produzione Sasan Bahadorinejad
produzione Pierfrancesco Pisani
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