di Elena Clementi
In una piacevole sera d’estate a Milano si è potuto assaporare un po’ di Giappone ai Bagni Misteriosi del Teatro Franco Parenti con un raffinatissimo spettacolo di teatro Noh.
La piscina dei Bagni Misteriosi ha ospitato nel suo palco flottante l’incanto del teatro giapponese, in un’atmosfera magica che ha fatto dimenticare al pubblico di essere in città per godere di uno spettacolo all’aperto, illuminato dal crepuscolo e dai tizzoni ardenti nei bracieri della scena essenziale.
Il teatro Noh è la più antica espressione del teatro giapponese ed è caratterizzato dall’uso di maschere e abiti tradizionali, nonché dalla quasi totale assenza di scenografia.
Questa forma teatrale prevede una serie di movimenti molto lenti e aggraziati accompagnati da un canto gutturale e da strumenti a fiato e a percussioni e racconta di antiche storie e leggende, con forti riferimenti alla spiritualità.
In questa occasione la Scuola Hosho ha presentato due spettacoli, Hagoromo e Neongyoku, per la durata complessiva di novanta minuti, preceduti dall’esperienza della cerimonia del tè.
Il primo racconto, Neongyoku, vede protagonisti un padrone e un servo.
Il padrone scopre che il suo servo ha una bellissima voce e desidera che quest’ultimo canti per lui.
Il servo inizialmente è restio perché teme che il padrone possa chiedergli di farlo ogniqualvolta abbia degli ospiti e cerca, dunque, delle scuse per rinviare il momento.
Dopo una serie di richieste che il servo fa al padrone, come ad esempio bere del sake prima di cantare o potersi distendere sulle ginocchia di una fanciulla così da far uscire meglio la sua voce, il padrone capisce che si tratta solo di stratagemmi e smaschera il servo, che, scusandosi, promette di cantare per il suo padrone tutte le volte che vorrà.
Il secondo racconto parla della leggenda Hagoromo risalente all’VIII secolo; il dramma, tuttavia, unisce due diverse leggende: la prima riguardante le origini della danza Suruga e la seconda la discesa di un angelo sulla spiaggia di Udo.
La leggenda narra di un pescatore che, una notte, ritrova appeso ad un ramo il magico mantello di piume di una Tennin, uno spirito danzante, e se ne appropria.
La Tennin, accortasi del fatto, rivuole il suo mantello, senza il quale non può risalire in cielo; il pescatore, allora, accetta di restituirglielo a patto che lei danzi per lui.
Lei accetta e, mentre danza, il coro spiega che i suoi movimenti simboleggiano il quotidiano mutare della luna.
Alla fine della sua danza, la Tennin scompare, come una montagna lentamente nascosta dalla nebbia.
In questa splendida cornice, la Scuola Hosho ha presentato per la prima volta in Italia – in esclusiva per il Festival di Spoleto 2019 e per il Teatro Franco Parenti – il suo spettacolo nella forma del Tagiki Noh: come accade in particolare a Kyoto, con il sopraggiungere del buio nelle sere d’estate è diffusa l’abitudine di rappresentare gli antichi testi all’aperto, spesso alla luce di bracieri alimentati con legno di pino.
Il maestro Kazufusa Hosho è il 20° Gran Maestro di Teatro Noh della Famiglia Hosho, una delle cinque scuole fondate a Nara nel XIV secolo e si è già esibito in Italia in altre occasioni eccezionali, in Vaticano ed al Teatro Olimpico di Vicenza.
Teatro Kyogen
NEONGYOKU (Horizontal Singing)
Taro Kaja Norishige Yamamoto
Master Norihide Yamamoto
Teatro Noh
HAGOROMO
Shite (Dea) Kazufusa Hosho
Waki (PescatoreHakuryo) Kenkichi Tonoda
Jiutai (coro) Takashi Takeda, Yoshio Sano, Yusuke Kanai, Koki Sano, Takashi Kawase, TestuyaKidani
musicisti:
Nokan (Flauto) Ryuichi Onodera
Kotsuzumi (Piccolo tamburo a clessidra) Mitsuhiko Sumikoma
Otsuzumi (Grande tamburo a clessidra) Rokunosuke Iijima
Taiko (Tamburo) Akio Mugiya
direttore di scena Kenichi Noumura
direttori di produzione Akiko Sugiyama, Mihoko Akutagawa
presentato dalla Città di Kanazawa con il supporto di Japan Foundation
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