di Francesca Faccani
Il 12 aprile l’anteprima della manifestazione milanese al Parenti: i temi, lo stato dell’arte tra Russia e Italia con ospiti il regista Sakurov e Vittorio Sgarbi, e il rinnovato dialogo tra Milano e Torino.
Rosa nel leggio e ha inizio l’anteprima della Milanesiana.
A spegnere venti candeline quest’anno è la manifestazione ideata da Elisabetta Sgarbi che celebra la cultura a trecentosessanta gradi: “cinema scienza arte filosofia teatro e diritto” sono gli argomenti eletti.
Per ospitare questo assaggio della manifestazione, Sgarbi ha scelto la Sala Grande del Teatro Franco Parenti, che, gremita, la accoglie come se fosse ritornata a casa.
I primi saluti istituzionali sono quelli della direttrice Andrée Ruth Shammah, che non si ricorda di un tempo ante-Milanesiana da quanto è radicata nell’immaginario e nell’agenda dei cittadini meneghini.
La presenza di Piergaetano Marchetti, presidente di Bookcity Milano, e di Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino, è più che altro simbolica: risuona più volte nei loro discorsi l’espressione ‘rinnovato dialogo’ tra le due città, un patto restaurato in nome della bellezza. Salutano ringraziando Elisabetta Sgarbi, riconoscendole il merito di essere stata tra le uniche ad aver sempre creduto nell’editoria italiana.
Ma l’ospite d’onore è Alexander Sakurov, la firma di alcuni capolavori del cinema russo sperimentale come Russian ark e più recentemente Francofonia. Averlo al ventesimo compleanno della Milanesiana ha anche un valore affettivo, egli è infatti tra gli ospiti più frequenti ed affezionati della manifestazione.
Questa sera ha deciso di trattare un tema a lui caro, quello delle rovine. Nato a San Pietroburgo nel ‘51, è cresciuto in mezzo alle macerie, abituato a guardare oltre e a figurarsele come testimonianza di un’epoca passata e messaggio per il futuro. Le considera come veicolo di liricità nell’essere spazio che rimanda al tempo.
Agganciandosi al regista russo, l’ultimo intervento è quello del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che rintraccia una corrispondenza ideale tra lo stato dell’arte di San Pietroburgo e l’Italia. Secondo lui, Sakurov è più italiano di quanto non lo potremo mai essere noi, perché è cresciuto attorniato dall’arte italiana rinascimentale, fortemente travasata nella città russa, nell’architettura e nei musei.
Per concludere, tiene una breve lectio sui più spettacolari dipinti italiani ospitati al museo dell’Hermitage, col suo solito fare satirico.
La rosa della Milanesiana viene consegnata ai relatori, con l’invito a rivederci a giugno.
Per altre informazioni clicca qui.
con Aleksandr Sokurov, Vittorio Sgarbi
e con Alena Shumakova
intervengono Nicola Lagioia e enrico ghezzi
introducono Andrée Ruth Shammah, Piergaetano Marchetti, Elisabetta Sgarbi
Anteprima della Milanesiana 20a edizione
in collaborazione con Bookcity e Salone Internazionale del Libro di Torino
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