di Beatrice Salvioni
Dal 12 al 17 febbraio, imperdibile appuntamento all’interno del Progetto Testori, è in scena nella sala AcomeA la storia torbida e immortale della Monaca di Monza.
Nel teatro di Testori la regina incontrastata è la parola che si deforma e si fonde, poi si solidifica come colata lavica. È una parola potente e attenta, incantatrice, amplificata qui dalla scelta di far utilizzare agli attori microfoni montati su asta che impongono la loro presenza ed esaltano le voci che raccontano la storia della Monaca di Monza, una figura che è ormai diventata leggenda.
È la sventurata Gertrude per Manzoni, Marianna da donna e Virginia da suora. Tre i nomi con cui è nota, ma la sua storia è sempre la stessa; una storia fatta di sangue e di ossa, di fango e di bestemmia, ma anche di passione e di tragedia.
Tre sono le incarnazioni della figura tormentata della Signora di Monza e altrettanti sono i riquadri in cui è divisa la scena, rettangoli netti per le pareti scure, separati dal pubblico tramite un vetro, come prigioni, loculi, finestre che si aprono sull’oltretomba.
Da queste finestre si affacciano i personaggi di questa storia in cui si fondono, è un classico, Eros e Thanatos, inseparabili compagni di ogni tragedia. È buio all’inizio, oscurità completa, poi una luce sola si accende, cupa, ovattata, sul loculo più a destra; una figura, avvolta da testa a piedi da un abito nero, si avvicina al microfono e inizia a parlare, il fiato che deforma la superficie del velo. La voce promette di rimettere insieme le proprie “ossa maledette” per raccontare una storia, la sua storia. Si strappa il velo, sotto c’è un abito nero da suora: è Marianna, è Virginia, è la Monaca. E manterrà la sua promessa.
È Federica Fracassi che ha già dato carne a tre donne testoriane (Erodiás, Cleopatrás e Mater Strangosciás) a dare voce alla storia di Virginia che racconta come un narratore che tutto sa e tutto vede perché l’ha già vissuto. È già morta e inizia a narrare da prima della propria nascita, dalla violenza di un padre crudele contro una giovane che non lo amava che sarà il ventre che darà alla luce Marianna, un nome che la bambina terrà solo il tempo di diventar donna prima di essere costretta a entrare in convento e accettare una vocazione forzata che sarà sigillo delle sue sventure.
Si accende il loculo all’estrema sinistra e la parola ora spetta a Gian Paolo Osio, interpretato da Vincenzo Giordano, l’amante, il criminale, che ha amato Virginia per il suo corpo, per la sua veste, per la bestemmia che portava con sé quell’amore illecito, contro tutte le regole e i precetti e soprattutto contro Dio.
Nel loculo al centro, quando la luce si accende appare una figura diafana, scarna e vestita del bianco dell’innocenza, sporca di sangue: è la giovane monaca, interpretata da Giulia Mazzarino, che finirà uccisa dai due amanti dopo aver minacciato, per ingenuità e paura della solitudine, di rivelare i loro incontri segreti.
Virginia implora un Dio muto per avere la forza di resistere alla tentazione, ma il calore delle braccia di Gian Paolo soffocano qualunque preghiera e la precipitano in una spirale in cui, sventurata, dalla prima risposta non ci sarà più ritorno.
La scenografia e le luci, di Nicolas Bovey, immergono la scena in una soffocante claustrofobia, prefigurazione della prigionia di Virginia, murata viva per i propri peccati, per l’amore, per il sangue. La musica è sincopata, interrotta da suoni di pioggia, latrati di cani, rumori simili a urla. La regia è quella personale e intensa di Valter Malosti che adatta anche il testo per le tre voci narranti.
La storia si dipana come una confessione, un ultimo grido eretico e violento carico di passione, di desiderio di vivere ancora, anche se per poco, nella reincarnazione pagana, ma sempre sacra, del teatro.
di Giovanni Testori
adattamento per tre voci e regia Valter Malosti
con Federica Fracassi
e Vincenzo Giordano, Giulia Mazzarino
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Gianluca Sbicca
cura del movimento Marco Angelilli
progetto sonoro Valter Malosti
suono e programmazione luci Fabio Cinicola
produzione Teatro Franco Parenti / TPE – Teatro Piemonte Europa / Centro Teatrale Bresciano / Teatro di Dioniso
con il sostegno di Associazione Giovanni Testori
si ringraziano Giuseppe Frangi, Paola Pedrazzini, Noemi Apuzzo e Maria Caggianelli Villani
martedì 12 Febbraio h 20:30
mercoledì 13 Febbraio h 19:15
giovedì 14 Febbraio h 20:00
venerdì 15 Febbraio h 20:30
sabato 16 Febbraio h 21:00
domenica 17 Febbraio h 15:45
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