di Valeria Nobile
L’irriverente opera dell’artista cileno Alejandro Jodorowsky torna al Teatro Franco Parenti e promette di stravolgere le nostre vite in un turbinio di comicità, irruenza e una profondità del tutto inaspettata. La pièce rimarrà in scena sino all’11 novembre e promette di replicare il successo della stagione scorsa.
Parlare di pièce al singolare è, in realtà, riduttivo: lo spettacolo si compone di 26 piccoli sketch che si susseguono con ritmo incalzante, frenetico, intervallato da intermezzi musicali eseguiti con grande precisione e maestria da Marta Maria Marangoni e Fabio Wolf. Musiche originali per un testo altrettanto originale e sorprendentemente coinvolgente: lo spettatore viene catturato dall’inizio alla fine in questa frenesia drammatica dai risvolti surreali e decisamente comici.
I grandi autori “classici” fanno capolino in questo folle cabaret, primo fra tutti William Shakespeare. Jodorowsky trasforma il celebre monologo di Amleto in un “Essere essendo (…), Non essere oggi, non essere domani, ma dopodomani sì” suggerendo una nuova, geniale ed esilarante chiave di lettura di uno dei più grandi dubbi dell’esistenza umana. O, ancora, la battuta di madre di Lady Macbeth diventa una canzone da cantare dietro ad uno specchio deformante, perché nulla è come sembra, persino le azioni più efferate.
La regia di Fabio Cherstich, dai toni decisamente brechtiani, strizza un occhio anche a Beckett e si rivela brillante e attenta al dettaglio. Non vi è nulla di ordinario in ciò che vediamo in scena. La quarta parete viene bruscamente – e sapientemente- rotta, gli attori vengono letteralmente “lanciati” in scena e niente viene lasciato al caso. Anche l’arrivo di due spettatori ritardatari, entra a far parte dello spettacolo!
La scelta di utilizzare pochissimi oggetti di scena, si dimostra vincente e non penalizzante perché va ad arricchire e vivacizzare ulteriormente la performance degli attori. È un cast di livello quello che è impegnato in questa produzione: in aggiunta ai già citati musicisti, Loris Fabiani, Christian La Rosa, Fabrizio Lombardo e Valentina Picello fanno un lavoro straordinario che dimostra tutto il loro talento. Menzione d’onore a Fabiani che, con la sua presenza scenica e gestualità, dà un’ulteriore nota di colore alla rappresentazione.
Tentare di descrivere questo spettacolo diventa, dunque complicato. Il suo titolo però ci può portare nella giusta direzione: Opera Panica – Cabaret tragico è una rappresentazione che, senza dubbio, fa della risata la sua protagonista principale, ma non si ferma qui. Pur mantenendo una comicità di base, infatti, il testo evolve verso un crescendo sempre più serio, se non tragico. Anche la stessa risata nasconde un risvolto amaro: come ci viene detto, ormai “siamo un sogno che nessuno vuol sognare”. Siamo noi ad essere la farsa. Noi siamo gli autori – e gli attori-– inconsapevoli di questa assurda commedia umana che è la nostra esistenza. Come uscirne? Ci vuole un po’ di follia. Ma come ci insegna Jodorowsky, fortunatamente quella ce la possiamo scegliere da soli.
di Alejandro Jodorowsky
traduzione di Antonio Bertoli
con Valentina Picello, Loris Fabiani, Christian La Rosa, Fabrizio Lombardo
e con i DUPERDU (Marta Maria Marangoni e Fabio Wolf, autori e interpreti delle canzoni originali)
regia e spazio scenico Fabio Cherstich
costumi Gianluca Sbicca
produzione Teatro Franco Parenti
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