COSA PUÒ FARE L’ITALIA PER CONTARE IN EUROPA?

di Lucia Belardinelli

Maggio al Teatro Franco Parenti si è chiuso in bellezza, con un convegno organizzato da Il Foglio, che ha visto intervenire personaggi di assoluta rilevanza all’interno dell’odierno panorama lombardo: Attilio Fontana, attuale Governatore della Lombardia, Gaetano Micciché, Presidente Banca IMI e Presidente Lega Serie A, Beatrice Trussardi, Presidente Fondazione Nicola Trussardi. A moderare l’incontro è intervenuto Maurizio Crippa.

La domanda che titola il convegno è una gran bella domanda. I tre protagonisti hanno fornito una risposta unanime: seguire Milano o, meglio, seguire la Lombardia.  Non si poteva scegliere data più azzeccata per l’incontro, dato il clima di fermento politico. Fontana dice che la Lombardia, in quanto modello di eccellenza, va presa come esempio: per la sua capacità imprenditoriale, per la dedizione al lavoro, per la fantasia che arricchisce le giovani aziende… Potrei proseguire a lungo con l’elenco. Mai come ora il resto del mondo ha guardato con tanto interesse ed euforia a questa regione.

Il problema è: esportare la grandezza della grande Milano avanguardista nel resto del paese. Dalle campagne del centro alle lande del Sud, dal mare della Calabria ai vigneti pugliesi, da Napoli ad Aci Trezza… Un gran bel problema insomma. Beatrice Trussardi ricorda che l’odierno boom turistico riscontrato da Milano è dovuto al fascino del suo life style: innegabile. La Fashion Week piace, anche quella del Design va alla grande: orde di cinesi pullulano tra le vie del centro. Sempre la Trussardi ci rammenta che l’Italia non deve inventarsi nulla di nuovo, basterebbe saper far fruttare quello che c’è già: saggia affermazione.

La Lombardia come locomotiva per l’Italia verso l’Europa… Fin qui tutto molto interessante, ora però interviene qualcuno di più pessimista, un detentore di un senso più spiccato di realismo: quello che si occupa di grana. Micciché sa che il PIL italiano ha fatto dei miglioramenti negli ultimi anni (soprattutto grazie al traino nordico), ma non basta: nella classifica europea facciamo pena. La situazione da Roma in giù è preoccupante: la disoccupazione giovanile, la mafia, la Salerno-Reggio Calabria… Che a confronto le piaghe d’Egitto ci fanno un baffo.

Insomma, un Sud fatto di greggi di pecore e sfighe di ogni sorta (Cristo si è fermato a Eboli e si è ritirato a vita privata) e invece una Lombardia da mille e una notte, efficiente, acculturata e modaiola. Suvvia non diciamo troppe fesserie! La corruzione c’è anche a Milano. La burocrazia è dappertutto un gioco al massacro. La pletora infinita di complicatissime leggi contraddittorie è uguale per tutti. I tempi della giustizia sono tanto elefantiaci quanto imbarazzanti su tutto il suolo nazionale.

Quindi sì, Milano è una meravigliosa eccellenza di cui andare fieri e da prendere a modello per l’efficienza finanziaria, ma a Milano manca l’aria del “disastroso” Sud.

 

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