di Noemi Sferlazza
Per tre serate, a partire dal 23 maggio, il Teatro Franco Parenti ospita lo spettacolo Pioggia il cui testo è stato vincitore della XVI edizione del concorso nazionale di drammaturgia “Premio Ugo Betti 2016″. Se il testo dal “linguaggio secco, scarno, privo di fronzoli e immune dalla verbosità” è quindi un’opera d’arte di inestimabile valore, la messinscena innovativa e la recitazione magistrale rappresentano la perfetta cornice per valorizzarlo al meglio.
Ci sono un milanese, un napoletano, un turco, un orfano e un neofascista. Sembrerebbe l’incipit di una barzelletta promettente molte risate, ma invece è solo l’inizio della nostra storia: una storia di esistenze che si incrociano e si separano, di nostalgia per il passato e di speranza per il futuro, di aiuto reciproco e di violenza.
Il nostro viaggio nella realtà di una casa cantoniera dell’hinterland milanese è accompagnato, fin dai primi istanti, da uno scroscio di pioggia ininterrotto. Piove. Piove. Piove. Piove ancora, fino a quando “il rumore ce l’hai in testa” come afferma Fausto, il capo della cantoniera; così lo spettatore, fin dall’inizio è spinto ad immergersi completamente nel racconto. Le barriere spaziali e temporali vengono abbattute e improvvisamente, senza rendercene conto, diventiamo i confidenti dei segreti più profondi dei protagonisti.
Inizialmente gli spazi sono chiaramente separati a metà e ospitano ciascuno uno scontro: sul palco il confronto generazionale, mentre ai piedi di esso quello etnico.
Fausto, prossimo alla pensione, cerca di tirare le fila della propria vita senza riuscirvi né a parole, né grazie alla scrittura della sua autobiografia alla quale non riesce a dare un titolo: “La coscienza di Fausto” oppure “Se questo è Fausto”? Ad ascoltarlo pazientemente troviamo il trentenne Riccardo, orfano che fatica a lasciarsi alle spalle un passato pieno di dolore per poter correre senza paura verso il proprio futuro.
Intanto, sotto il palco, il verace napoletano Nino e l’immigrato turco Osman, pur nella diversità si riscoprono simili: entrambi in fuga dalla loro terra per necessità naturali (l’imprevedibilità del Vesuvio) o politiche (la guerra tra serbi e bosniaci), entrambi estranei nella grigia realtà milanese.
Quattro vite, apparentemente inconciliabili tra loro, che però vengono unite indissolubilmente in un indissolubile intreccio dal quinto protagonista: un neofascista la cui muta presenza è pretesto per portare in superficie tutta la violenza e il “non detto” fino a quel momento rimasto silente.
Fil rouge della storia è il tòpos della strada: una strada fisica oggetto del lavoro dei quattro uomini e una strada metafisica percorsa da ciascun individuo nel corso della propria esistenza. Entrambe presentano ostacoli da superare e “buche” da riparare. Di entrambe è dunque necessario prendersi cura con estrema attenzione per non rischiare di rovinarle o distruggerle irreversibilmente.
Tuttavia il vero protagonista dello spettacolo è il vino, bevanda che scalda e scioglie le lingue. Infatti non solo in vino veritas, ma grazie al vino tutti diventiamo pari: il capo, il novellino, lo straniero.
Nessuna distinzione.
Tutti peccatori. Tutti però con possibilità di redenzione e di salvezza. Perché magari Dio esiste e ci perdona, ma anche se così non fosse o noi non credessimo in Dio, c’è un’ultima speranza: la pioggia. Una pioggia purificatrice. Una pioggia incessante e violenta. Una pioggia che però, dopo distruzione e devastazione, promette una nuova rinascita, a Noè nella Bibbia così come a noi nel presente.
Scritto e diretto da Marco Pezza
con Alberto Astorri, Giovanni Gioia, Alberto Onofrietti,
Marco Pezza, Diego Runko
scene Giuliano Almerighi e Marco Pezza
disegno luci Giuliano Almerighi – musiche originali Giovanni Gioia
un progetto di Marco Pezza in collaborazione con La Confraternita del Chianti
Orari, prezzi e info https://www.teatrofrancoparenti.it/spettacolo/pioggia/
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