di Monica Lucioni
L’11 marzo ci siamo ritrovati con gli Editori Laterza per un’altra lezione di storia del percorso Vogliamo La Luna, questa volta sul 1968 e 1969 di studenti, operai e astronauti. Questa domenica, 25 marzo, siamo tutti invitati all’ultima tappa del ciclo: “1974-1978, Dalla battaglia per i diritti alle stragi terroristiche”.
“Vogliamo il pane e le rose”. L’11 marzo il professor Giovanni De Luna, che ha insegnato Storia contemporanea all’Università degli studi di Torino, ci ha raccontato il Sessantotto ripercorrendo l’immaginario culturale e ideologico dei protagonisti di quegli anni, in particolare degli studenti. Parlando dei giovani inesistenti “infagottati negli abiti dei padri” degli anni Cinquanta, ci ha spiegato come la categoria sociale di “giovinezza” non esistesse nemmeno prima del Sessantotto (tanto da non essere contemplati nemmeno dei vestiti da giovani) e di come, sotto vari punti di vista, questo momento storico sia stato uno snodo culturale e sociale importantissimo.
De Luna ha poi analizzato alcuni aspetti cardine dell’atmosfera e delle idee che stavano nascendo in quel momento, anche grazie ad alcuni slogan famosi del tempo. Abbiamo allora parlato, con lo “scava dove sei”, della portata mondiale dei movimenti sessantottini, ma anche del loro profondo radicamento nelle realtà locali, della mal sopportazione, da parte dei giovani, delle incoerenze tra apparenza e sostanza, soprattutto tra vita pubblica e vita privata, con quel “sei quello che fai” e poi ancora della violenza come elemento strutturale di tutto il XX secolo, presente anche in questi anni nell’idea, ad esempio, di “guerra no, guerriglia sì”.
Particolarmente interessante è stata poi l’analisi, chiara e lucida, da parte del professore del concetto di “lotta continua”, il problema strutturale dei movimenti sessantottini, alla base stessa del loro collasso. Si è visto infatti come l’idea di lotta continua fosse “fisiologicamente incompatibile” con la costruzione di qualsiasi tipo di equilibrio, sia esso sociale o politico, e come dunque questa condanna alla dimensione permanente, alla permanente perenne insoddisfazione, sia stata all’origine dell’implosione del Sessantotto.
Nella stessa mattinata, abbiamo anche sognato la luna ad occhi aperti, ripercorrendo (o percorrendo, per tutti quelli che in quei giorni ancora non erano al mondo) i momenti vibranti di emozione, di attesa e di nervosismo prima dell’allunaggio dell’Apollo 11, il 21 luglio 1969, ricollegandoli anche al contesto, alle idee e all’atmosfera del Sessantotto. Noi li abbiamo visti con gli occhi di Oriana Fallaci, che, proprio nel luglio ’69, scriveva in diretta la sua cronaca sull’Europeo, registrando i dialoghi trepidanti e timorosi di Aldrin, Armstrong e della base della Nasa, tesi e concentrati fino al momento in cui vengono pronunciate le miracolose parole “The Eagle has landed”. Commentava poi la Fallaci, terminato il grande evento: “Ci sentiamo come assuefatti all’idea di possedere la Luna e quasi sorridiamo delle nostre ansie e dei nostri timori: non era poi così difficile, dicono alcuni, si accende un fiammifero e via. Ci si abitua a tutto, anche al miracolo d’essere usciti dalla nostra prigione di azzurro per approdare a quell’isola brutta: presto ce ne scorderemo, come abbiamo scordato il miracolo del primo pesce che uscì dalle acque per approdare alla terra e diventare un uomo”.
Il 25 marzo ci aspetta ora Simona Colarizzi, professore emerito di Storia contemporanea dell’Università di Roma La Sapienza, per parlarci di anni Settanta, movimento delle donne e stragi terroristiche. E prendendo proprio una citazione di Aldo Moro, “Per fare le cose occorre tutto il tempo che occorre”. Prendiamoci allora il tempo, ancora una volta, per discutere, ascoltare e riflettere su un altro pezzo, essenziale, della storia italiana.
Per orari, prezzi e informazioni: https://www.teatrofrancoparenti.it/spettacolo/lezioni-di-storia/
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