di Silvia Bellinzona
Il 20 marzo nella sala AcomeA del Teatro Franco Parenti arriva Il bambino sogna, un viaggio onirico, inconsueto ma fin troppo reale, descritto da Hanoch Levin, uno tra i maggiori autori israeliani del Novecento, già protagonista della scena italiana nel 2014, con Il lavoro di vivere.
Nelle sue opere, il drammaturgo Hanoch Levin critica il mondo moderno, in particolare quello del suo Paese natale, accendendo i riflettori sui tabù della società attuale e della politica israeliana, raccontando i distruttivi episodi di grande violenza e di odio, e la continua presenza di forze armate che rendono molto labili i confini tra chi è buono e chi cattivo. Ed è proprio con Il bambino sogna che emerge la necessità di fuggire e di ripercorrere un esodo che è nella memoria di ogni israeliano e di ogni persona costretta a lasciare tutte le proprie certezze per cercare un nuovo luogo da chiamare casa; a ogni tappa la stessa domanda risuona allo stesso modo, sebbene intonata da molteplici le voci: “come sopravvivere alla vita, e per cosa? A che prezzo?”
Il bambino sogna, sotto lo sguardo premuroso dei suoi genitori, vulnerabile, ma al sicuro, perché protetto dagli affetti a lui più cari, nel luogo che più di tutti rappresenta un intimo rifugio: la casa. Ciò da cui, però, non si è mai al riparo sono le paure della nostra mente, che anche nel sogno destabilizzano e mettono in discussione tutte le nostre certezze. Quei sogni ritornano anche al risveglio, facendo riflettere su ciò che più ci terrorizza e sulle contraddizioni che, una volta destati, troviamo nella realtà.
Da un lato, dunque, la quiete del sonno, dall’altro il caos e il furore della follia della guerra e, come protagonista, un bambino: secondo Raffaella Ceres, “il testo di Hanoch Levin racconta la lotta di una famiglia o forse ancor di più, la lotta di un’umanità fragile al punto di invidiare la delicatezza dell’infanzia. Questo testo di una bellezza crudele quanto ipnotica ci ricorda che i bambini sono il nostro ricamo interiore. Avere cura di questa trama significa aver cura dell’intera vita”.
L’umanità fragile, il “mondo offeso” sono qui raffigurati nel più indifeso stadio di crescita dell’uomo: l’età in cui si inizia a scoprire di essere nella società insieme con molte figure diverse, in cui però non si ha la lucida comprensione di ciò che accade, del perché degli eventi. Questa, forse, è anche la condizione degli adulti, che tornano bambini tutte le volte in cui non si riesce a spiegare un dato avvenimento, tutte le volte in cui i più piccoli fanno domande aspettandosi risposte da qualcuno che, invece, è confuso quanto loro dall’irrazionalità del presente. Anzi, spesso sono proprio i bambini a trovare la ragione delle cose, dando l’impressione che gli adulti, limitati nelle loro logiche mature, “non capiscano mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose”, come osservava il Piccolo Principe.
Non ci resta che perderci tra realtà e immaginazione nell’opera Il bambino sogna di Hanoch Levin, per fare un viaggio nella nostra infanzia e tornare al presente con uno sguardo nuovo.
di Hanoch Levin
musiche di Poldy Shatzman
traduzione Claudia Della Seta
regia Claudia Della Seta e Stefano Viali
con Claudia Della Seta, Sofia Diaz, Antonio Fazzini, Federica Flavoni, Maurizia Grossi, Mario Migliucci, Stefano Viali, Maddalena Emanuela Rizzi
produzione Teatro Franco Parenti in collaborazione con Terre Vivaci, Afrodita Compagnia e Il Teatro delle Donne di Calenzano
Per maggiori informazioni cliccate qui.
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