di Valeria Nobile
Renato Sarti torna al Salone Pier Lombardo, inaugurando il percorso Passione Civile, promosso dal Teatro Franco Parenti. Hermada – strada privata rimarrà in scena fino al 18 marzo, pronto a travolgere il pubblico con la potenza di episodi troppo spesso dimenticati della Storia.
Due monti, più simili a larghe colline apparentemente innocue, sono teatro di alcune tra le battaglie più micidiali della Prima Guerra Mondiale. Sono il monte Hermada e il San Michele, nei pressi di Trieste e Gorizia, distanti in linea d’aria solo un tiro di mortaio. Sono due avamposti rivali: il primo, è un baluardo inespugnabile dell’esercito austro-ungarico, alle falde del secondo, invece, ci sono gli italiani, pronti a conquistare il monte nemico. Due eserciti diversi dunque, eppure così simili sotto tanti punti di vista.
Sono le stesse montagne a raccontarcelo. Quello a cui assistiamo, è un dialogo immaginato, ma allo stesso tempo estremamente verosimile e denso di significato. Un nuovo modo di raccontare la Storia, che si dimostra efficace attraverso un intreccio di lettere e immagini, che mettono in luce gli aspetti più disumani di una guerra logorante e atroce. La ricerca storica di Sarti per la realizzazione di questo testo – che vede la collaborazione di Fabio e Roberto Todero, Lucio Fabi e IRSREC (Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea del Friuli Venezia Giulia) – trova nella lettura delle lettere dei soldati uno strumento vincente per il coinvolgimento emotivo dello spettatore. In questo senso, quindi, la quotidianità del soldato che si lamenta con la famiglia di ricevere solo mentine e cioccolato, si unisce e si alterna alla descrizione dettagliata delle battaglie, delle trincee e delle armi usate durante la Grande Guerra.
La scena di Carlo Sala, seppur piuttosto tradizionale , funziona nella combinazione con il gioco di luci di Luca Grimaldi: i grandi teli che rivestono gli attori e che vanno a comporre la scena si colorano con luci diverse, seguendo i suoni di un temporale che riecheggia e rispecchia il tumulto delle battaglie raccontate. Interessante anche la scelta di unire effetti sonori creati digitalmente – come il suono delle mitragliatrici – ad effetti più “artigianali”, come il tintinnio di un bicchiere, realizzato dall’attore nel racconto delle atrocità delle armi chimiche.
Particolarmente lodevole è l’interpretazione di Valentino Mannias che dà voce e corpo al San Michele. Il suo urlo disperato diventa l’urlo di quella generazione, di quel gruppo di eroici soldati sardi della Brigata Sassari. Una storia poco conosciuta, la loro, la storia di un battaglione nato quasi per sfida, per vincere i pregiudizi e la boria dei commilitoni continentali e che ha visto la partecipazione di uomini coraggiosi, pronti ad affrontare qualsiasi avversità, mossi da rabbia e orgoglio. La performance di Renato Sarti, che impersona il monte Hermada, si dimostra toccante e pungente nel rappresentare la disperazione generata da quella guerra che sembrava essere nata per caso, come “un’operetta di Strauss”. “Io sono il monte Hermada” – griderà esasperato – “è inutile che continuate a colpire, io più di così non muoio”.
Menzione speciale, inoltre, va fatta al plurilinguismo di questo testo: la mescolanza di dialetti, lingue e accenti – pur rendendo a tratti difficoltosa la comprensione- conferisce ulteriormente al dramma quel realismo e quella verosimiglianza a cui si è già accennato.
Esiste un solo sentiero, oggi, che conduce alla cima del monte Hermada. La natura, forse stanca degli orrori a cui ha assistito, ha voluto celarne gli altri passaggi, o forse cercava di proteggere le anime di coloro che tra quei boschi hanno trovato la morte. Sono orrori troppo spesso dimenticati quelli che Renato Sarti ci racconta sulla scena. Le Battaglie dell’Isonzo, menzionate tanto frettolosamente dai libri di scuola, acquistano nuovo valore e nuova vita in questo spettacolo denso e illuminante che ci invita a riflettere sul nostro passato e inevitabilmente sul nostro futuro, facendosi promotore di quella tanto agognata coscienza civile che troppo spesso finisce nel dimenticatoio.
di Renato Sarti
con la consulenza di Fabio e Roberto Todero, Lucio Fabi
e IRSEC – Istituto regionale per la storia della Resistenza
e dell’età contemporanea del Friuli-Venezia Giulia
con Valentino Mannias e Renato Sarti
regia Renato Sarti | scena Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro | disegno luci Luca Grimaldi
produzione Teatro della Cooperativa
con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT 2015
Per altre info e prezzi: https://www.teatrofrancoparenti.it/spettacolo/hermada/
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