di Lucia Belardinelli
Una doppia intervista a Luca Micheletti e Federica Fracassi sulla loro partecipazione, il 18 febbraio, alla rassegna Per amore della poesia targata Teatro Franco Parenti: i due attori porteranno sul palco la lettura dei Versi erotici di Patrizia Valduga.
La tematica amorosa, declinata in infinite sfaccettature, dalla malizia alla finzione, dai desideri alle provocazioni, dai pericolosi scontri alla perdita dell’io, nei versi della Valduga sorge con naturalezza e disincanto.
Lo stile della poetessa è in se stesso già molto teatrale. Cosa vedremo?
Luca: Assisterete ad un attraversamento di natura concertistica delle parole della poetessa. I suoi versi si prestano a una traduzione teatrale, purché venga tenuto in grande considerazione il forte dato musicale. La Valduga si serve di forme chiuse, di una metrica specifica, di un sistema di rime molto ferreo. Questo è molto stimolante sotto il profilo recitativo. Oltre al rigoroso dato linguistico, ciò che capterà l’attenzione del pubblico è il tema scopertamente erotico, voluttuoso e perturbante.
Un tema del genere richiede una riflessione attenta per la sua messa in voce…
Luca: È come riportare nel corpo delle parole che dal corpo sono state generate, perché ispirate ad avventure fisiche, che hanno poi trovato sulla pagina la loro destinazione. Ora dalla pagina devono ritornare al corpo che la ha generate e che ne è stato sede: è un cortocircuito molto delicato e felicemente pericoloso.
Conoscevate già alcuni scritti dell’autrice?
Federica: Sì, è senza dubbio una poetessa che entrambi abbiamo come riferimento. Io ho già attraversato la sua opera come protagonista di Corsia degli incurabili, un suo poemetto con voce monologante, messo in scena con la regia di Valter Malosti. Da tempo queste accattivanti poesie erotiche muovevano il mio interesse, con il desiderio di provare a metterle in voce. Gli scritti della Valduga hanno molto corpo. Qui la sfida sta nel tentativo di nobilitarle con la recitazione dei versi forti.
Le poesie che ascolteremo hanno una forma dialogica?
Federica: Sì. Le quartine sono spesso scritte come botta e risposta. Lezioni d’amore, che è un’altra raccolta che porteremo, si presta molto in questo senso: lei in qualche modo costruisce sempre un dialogo.
Il nome di un altro poeta per voi significativo.
Luca. Giovanni Pascoli. Mi sono già occupato di lui anche in teatro. Anni fa ho portato in scena un montaggio, in forma di attraversamento e di allucinazione, di alcuni suoi temi e versi. Anche dal punto di vista attoriale è molto stimolante, essendo stato un poeta che ha ampiamente pensato l’onomatopea e che ha reinventato l’uso della parola anche come suono. Quella di Pascoli non è una prospettiva troppo lontana da quella della Valduga: entrambi sono stati riscopritori e innovatori di forme chiuse.
Federica: Me ne vengono in mente due: Dino Campana e Amelia Rosselli, autori che ho in varie occasioni frequentato. Sono entrambi poeti squarciati che permettono degli squilibri molto interessanti. Anche nei loro casi, i versi presentano un’insita musica, che viene potenziata dalla messa in voce.
Sembrate molto affiatati… lavorate insieme da tempo…
Luca: Cerchiamo occasioni di incontro professionale perché ci conosciamo bene. In realtà però non abbiamo ancora fatto così tante cose insieme. Veniamo da un’esperienza condivisa qualche anno fa, nel 2015, sul palcoscenico del Parenti con Mephisto; sempre qua ora abbiamo intrapreso un Percorso Ibsen, oltre a questa occasione di creare un recital a due voci sulla Valduga. Certamente tutte queste possibilità di incontro nascono da una reciproca stima.
Per maggiori informazioni: https://www.teatrofrancoparenti.it/spettacolo/versi-erotici-patrizia-valduga/
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