di Roberta Maroncelli
Due spettacoli, tre incontri di approfondimento e una mostra fotografica: da gennaio 2018, il Teatro Franco Parenti inaugura il Percorso Ibsen, un progetto tutto dedicato al drammaturgo norvegese e al suo teatro: giovedì 1 febbraio è il turno di Sonata di spettri per Henrik Ibsen con Luca Scarlini.
Il primo febbraio alle ore 19, lo storyteller guiderà il pubblico milanese in un viaggio tra fiordi norvegesi, boschi abitati da troll e leggende dimenticate, in una serata sul gotico in Nord Europa, riscaldata da racconti folcloristici, tra cinema e musica, teatro e letteratura.
Per presentare l’ambiente in cui il drammaturgo ha vissuto e le tradizioni che lo hanno formato, il Franco Parenti farà uso di un espediente magico, che trasporterà gli spettatori sotto l’aurora boreale dei cieli nordici: la voce di Luca Scarlini, che a noi di Sik-Sik ha dato una piccola anteprima.
Senza svelare troppo, ci anticipa qualcosa della serata?
Sì, allora Ibsen è un nodo: l’idea è di concepire quanto il drammaturgo, tra i numerosi fili che ha toccato nella sua opera, si sia posto in relazione con un mondo piuttosto gotico e oscuro. Basti pensare all’ultimo suo testo teatrale, Quando noi morti ci destiamo, in cui i protagonisti sono dei morti che pesano sulla vita dei vivi; o anche a quello che accade in Rosmersholm, dove in scena troviamo una donna morta che aleggia ossessivamente sulla vita di coloro che vivono nel presente. Per cui, la suggestione è quella di fare un racconto che segua alcuni fili del gotico nordico, genere che deriva dalla relazione tra gli esseri umani e una natura così schiacciante e così fortemente presente, che nemmeno gli agglomerati urbani riescono a sovrastarla.
Cosa caratterizza questi luoghi?
Com’è noto, in Norvegia ci i sono luoghi in cui, tra un fiordo e l’altro, si incontrano soltanto fauna marina o uccelli per chilometri. È un mondo in cui la natura è particolarmente pressante: se si va in Norvegia, subito fuori dalle città c’è la foresta, cosa per noi inconcepibile. Il verde – specialmente a Milano – è per noi italiani un oggetto pressoché inesistente e irreale in confronto: i parchi sono fossilizzati nello smog. Lì, invece, la città è molto di minore impatto rispetto alla natura.
E questo cosa ha determinato?
Questi luoghi hanno creato un folklore molto forte, che poi ha contribuito al mondo fantasy mondiale: dalla Norvegia vengono i troll, i mostri diventati famosi con Il signore degli anelli. Queste creature vengono nominate per la prima volta nelle classiche fiabe norvegesi di Asbjornsen e Jorgen Moe – un po’ emuli di Andersen – i quali hanno portato l’attenzione internazionale sul folklore norvegese particolarmente orrifico. Per esempio, i troll hanno una doppia natura: sono stupidi da una parte, ma anche molto maligni dall’altra. Nelle storie norvegesi queste figure mostruose rubano bambini in perfetta salute, sostituendoli con bambini che invece sono grinzosi, malati o in punto di morte.
Tornando a Ibsen, già all’ epoca si respirava quest’aria angosciante?
Per forza, perché i Paesi scandinavi hanno sempre una doppia linea. Da una parte tutta questa natura si traduce in realismo magico e nella possibilità di una condivisione con la natura. Dall’altra però, questa enorme presenza della natura nella vita umana produce gli incubi peggiori. È l’epoca in cui i valori della borghesia, che hanno retto per due secoli circa, alla fine sono portati all’estremo della loro consunzione. Quindi gli artisti fanno l’azione rivoluzionaria di smettere di guardare la realtà esterna – come avrebbe fatto Charles Dickens, altro grande scrittore dell’Ottocento – per cominciare a guardare invece dentro l’anima. Quando uno guarda dentro l’anima tutte le certezze esterne esplodono, una dopo l’altra.
Ibsen come interpreta questa situazione?
Da Casa di bambola in poi, Ibsen prende in giro e fa a pezzi l’ ottusa borghesia norvegese, che crede sempre di essere sicura nel proprio benessere economico. È meglio l’orrore vero all’orrore della borghesia e del tran tran della routine quotidiana: alla fine Nora scappa di casa perché suo marito è troppo mediocre e miserabile, e c’è la famosa scena in cui si affida alle forze dell’istinto, ballando una tarantella. Tutte le opere di Ibsen portano in scena la costante ossessione per una società oppressiva, legata solo al denaro, senza nessuna poesia, e che poi alla fine produce reazioni violentissime in chi la deve subire.
E più in generale, come si svolge il gotico in Norvegia?
La Norvegia ha una tradizione gotica molto forte, che si declina in tanti filoni, anche molto estremi. La Norvegia è anche il luogo di Utøja, il delitto di massa più orribile degli ultimi decenni. È un luogo molto complesso, che sembra sempre così positivo (com’è noto, è il Paese più ricco d’Europa), ma la cui certezza economica non alimenta una certezza dell’immaginazione. Infatti, in Norvegia si producono una serie di cose piuttosto terribili, come il black metal: la musica rock-satanica per eccellenza, legata a scandali, omicidi, e altre vicende oscure. C’è un famoso negozio a Oslo che si chiama Helvete (in italiano “inferno”). È un posto di culto in cui vanno i metallari di mezzo mondo. Nel suo seminterrato c’è un’enorme scritta sul muro, credo fatta con del sangue o comunque con vernice che sembra sangue, che recita: “black metal was born here”. È una cosa abbastanza impressionante…
Percorso Ibsen – Incontri e Libri:
Venerdì 26 gennaio h 18:30 – Henrik Ibsen: la verità come processo – Lezione di Fulvio Ferrari
Giovedì 1 febbraio h 19:00 – Sonata di spettri per Henrik Ibsen – Racconto gotico di Luca Scarlini.
Mercoledì 7 febbraio h 18:00 – Impariamo il norvegese con Ibsen – Lezione di Andrea Meregalli
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