Se la giustizia non coincide con la verità: intervista a Paolo Trotti

di Maddalena Esteri

Chi sono gli emarginati della Milano del ’68? Con “I ragazzi del massacro”, in scena al Teatro Franco Parenti dall’11 gennaio, Paolo Trotti ci porta all’interno dell’opera di Scerbanenco, nella storia di quella gioventù milanese deviata e abbandonata dagli adulti, in una vicenda di giovani difficili, ma fin troppo facili da additare come colpevoli e cattivi.

Abbiamo parlato dello spettacolo proprio con il direttore artistico di Linguaggicreativi, Paolo Trotti, regista e curatore dell’adattamento.

Il settembre scorso hai tenuto un seminario su Scerbanenco e ora porti in scena uno dei suoi romanzi: come è nata questa passione? 

La passione per Scerbanenco rientra nella mia passione generale per la letteratura. Nello specifico l’ho scoperto 15 anni fa, mentre cercavo dei romanzi ambientati a Milano. Ho trovato che questo autore riuscisse a costruire un ottimo equilibrio tra delle trame pop e un linguaggio ricercato più poetico: è stato questo ad affascinarmi.

L’anno scorso abbiamo rappresentato lo spettacolo tratto da La Nebbiosa di Pasolini e ambientato nel ‘59 a Milano. Da quest’esperienza abbiamo allora deciso di creare una trilogia su Milano e per la rappresentazione del ‘68 abbiamo scelto il testo molto crudo di Scerbanenco. Il romanzo tratta di un crimine straziante: uno stupro e omicidio di gruppo da parte di ragazzi di una scuola serale nei confronti di una giovane insegnante volontaria.

Perché hai scelto questo episodio, terzo della trilogia del personaggio di Duca Lamberti?

Perché c’è un’azione, un’azione molto chiara e precisa: quella inutile dell’omicidio, unita a quella del quotidiano.

E soprattutto perché quest’omicidio non è quello che sembra: si capisce piano piano che la giustizia non coincide con la verità, che i ragazzi vengono immediatamente accusati solo perché è ciò che appare più comodo fare. Invece Duca Lamberti, che da ex medico attua un approccio mentale più scientifico per risolvere il caso, inizia a pensare che i giovani non avrebbero potuto compiere l’omicidio da soli, e allora comincia la ricerca della verità. Ecco, questo tema del romanzo, lo scoprire cosa c’è dietro l’apparenza, è stato un motore molto forte per noi.

Inoltre, i temi trattati e i personaggi rappresentati ne I ragazzi del massacro, invitano a creare un ponte mentale con la situazione sociale attuale, dove “gli ultimi” non sono più i ragazzi di strada, ma gli extracomunitari.

Hai parlato de “La Nebbiosa”, spettacolo portato in scena durante la scorsa stagione del Franco Parenti (e di cui abbiamo anche parlato un anno fa), che ha preso vita dalla sceneggiatura mai girata di Pasolini. Anche l’opera pasoliniana è ambientata a Milano e tratta di un gruppo di giovani, proprio come “I ragazzi del massacro”, ma questa volta siamo nell’anno 1959: come cambia la città tra un testo e l’altro?

La situazione sociale milanese rappresentata da Pasolini è molto diversa da quella descritta da Scerbanenco: i teddy boys che popolano La Nebbiosa sono i figli del boom economico, ragazzi che hanno voglia che qualcosa cambi, ma rivolgono la loro rabbia contro tutto e contro tutti. Qui invece siamo nel ’68 e la rivolta non è più cieca, ma è indirizzata verso qualcuno.

Per quanto riguarda la scenografia invece, ho voluto far emergere il segno materiale della città con un pavimento di metallo che conferisce un aspetto urbano all’ambientazione. Tuttavia, la rappresentazione di Milano è stata volutamente omessa da questo spettacolo. Essa appare solo in uno dei tanti dialetti utilizzati dai personaggi. In effetti lo stesso Scerbanenco, pur ambientando i suoi romanzi a Milano, non parla mai della città, che, nelle sue opere, emerge solo nei nomi delle strade e dei luoghi.

Qualche dettaglio riguardo al processo di trasposizione del romanzo?

La difficoltà di trasporre un giallo è che mal si addice al teatro. Per cui, nella trasposizione che abbiamo fatto, la colpevole è subito svelata già nella terza scena. Questo perché quello che mi interessava era soprattutto la rappresentazione dello sprofondamento del personaggio colpevole, che si perde nella sua stessa agonia: proprio come nelle strutture di Simenon, non quello di Maigret, ma quello dei suoi romanzi più belli.

Vedremo la rappresentazione di altre opere di Scerbanenco?

Non penso. Abbiamo affrontato Scerbanenco attraverso un testo, è vero, ma abbiamo inserito nel lavoro anche elementi affrontati in altri romanzi dello scrittore. Credo così esaurito per ora l’approfondimento su questo scrittore, che spero abbia soddisfatto entrambi, anche se purtroppo lui non è qui per vederlo.

Ma noi si, siamo qui per vederlo dall’11 al 24 gennaio in Sala 3 al Teatro Franco Parenti!

I RAGAZZI DEL MASSACRO

uno spettacolo di Paolo Trotti
con Stefano Annoni, Diego Paul Galtieri, Federica Gelosa

direzione di produzione per Linguaggicreativi Simona Migliori
ufficio stampa Ippolita Aprile
promozione Simona Calamita
distribuzione Maurizio D’Egidio

Per orari, prezzi e ulteriori informazioni: https://www.teatrofrancoparenti.it/spettacolo/ragazzi-del-massacro/

 

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