di Roberta Maroncelli
Scordatevi la dolce buonanotte che vi davano mamma e papà leggendovi una fiaba, perché fino a domenica 12 novembre vi aspetta al TFP un vero e proprio shock emotivo. Con Black’s Tales Tour, la giovane attrice Licia Lanera, premio Ubu nel 2014, porta sul palco della Sala 3 cinque fiabe della nostra infanzia – Cenerentola, La Sirenetta, Biancaneve, Scarpette Rosse e La Regina delle Nevi – ripercorrendole nella brutalità della versione originale di Andersen e dei fratelli Grimm.
Letteratura per bambini? Non esattamente.
Buio. Nero. Fumo. Una spettatrice, allarmata, chiede alla maschera di sala se sia normale. «Non si preoccupi, signora – risponde lui rassicurante – è un effetto di scena». Sì, eppure, spente le luci, un incubo ci divora. La musica diventa forte, si abbassa e ci risucchia in un vortice infinito, un dormiveglia angosciante. Wwwraw, è il rombo persistente del radiatore di un aereo. Vi prego, accendete la luce.
Una voce canta. Il fumo si dipana e dal fondo emerge una principessa, alta, esile, con un vestito lungo lungo. Un sollievo momentaneo allevia la tensione accumulata, ma il suono metallico di sottofondo non dà tregua; si resta sospettosi, qualcosa non quadra. Finalmente la principessa si rivela: body di pelle nero, stivali stretti alti sopra le ginocchia, capelli semi raccolti e ciocche blu fluo. Tunz tunz tunz. Balla a ritmo veloce e sincopato della musica house, agita sensualmente i fianchi, disinibita come una ballerina di pole dance, e conficca nel vuoto un coltello – ah no, è il microfono! – aggredendo l’aria. Forte. Potente. Possente.
Licia Lanera è sola sul palco ma si trasforma nelle donne coraggiose, malvagie, affascinanti e invidiose delle fiabe tradizionali: come la conduttrice di un tv show, presenta al pubblico la storia di Cenerentola, povera lei, sempre sporca di fuliggine; della Sirenetta, la disgraziata che muore per amore trasformandosi in schiuma marina. Swshhh. Seguono Biancaneve, Scarpette Rosse, la maniaca delle scarpe («ma che belle scarpe!»), e chiude con La regina delle nevi.
La scena cambia con i colori delle luci, bianche, grigie, rosse, che creao dal nulla un camino in cui scoppiettano le braci. Un fuoco prende vita e palpita come un cuore che batte, tum-tum, e inghiotte. Il colore nero domina la scena, ma è il rosso il fil rouge di queste storie, così piene di sangue e dolore, di amore e desiderio.
Ma vera protagonista è la voce dell’attrice: con l’aiuto degli effetti del microfono-coltello, essa diventa lo strumento per creare un singhiozzo strozzato, che fa mancare l’aria; è il galoppo del cavallo, cloppetecloppete, il mellifluo canto delle sirene, il chiacchiericcio delle sorellastre di Cenerentola e le loro urla strazianti quando si amputano l’una il dito del piede e l’altra il calcagno, per infilarsi la scarpetta di cristallo.
Suono, luce, colore, movimento: questo tour “fiabesco” fonde tutti i sensi in una giostra emotiva che gira sempre più veloce, con l’andamento ciclico – dai, citiamolo sto Nietzsche – di un eterno ritorno. Così infatti si chiude lo show. L’attrice vaga per il palco fino a comporre, con lettere nere che formavano il suo piedistallo, la parola eternità, la stessa che Kay, di La Regina delle Nevi, compone per liberarsi dall’ incantesimo. Alla fine, anche noi spettatori siamo liberati dalla magia ipnotica che ci teneva aggrappati alla sedia.
Per chiudere in bellezza, dopo applausi, baci e abbracci, il pubblico esce dalla sala sulle note di Mi ami? dei CCCP-FEDELI ALLA LINEA. Scelta interessante. Buonanotte e sogni d’oro.
BLACK’S TALES TOUR
produzione Fibre Parallele
coproduzione CO&MA Soc. Coop. Costing & Management
e con il sostegno di Residenza IDRA e Teatro AKROPOLIS nell’ambito del progetto CURA 2017
e di Contemporanea Festival/Teatro Metastasio
Rispondi