Il nome della rosa: e tu cosa ti ricordi?

di Valeria Nobile

Terrore degli studenti italiani da tempo immemore, Il nome della rosa è uno di quei capolavori letterari a cui difficilmente si scampa. Abbiamo avuto tutti un professore o una professoressa alle scuole medie che ci ha costretto a leggere il libro, oppure che ha fatto vedere il film. Tutti…o quasi. La sottoscritta, ad esempio, fa parte di quella schiera di creature mitologiche che non si sono mai avvicinate al capolavoro di Umberto Eco né nella sua tradizionale forma cartacea, né alla sua più tecnologica versione. Quale occasione migliore per rimediare se non andare a teatro a vedere l’adattamento di Stefano Massini? Avvicinandosi il debutto al Franco Parenti, sono andata a chiedere a persone di età diversa che cosa ricordano de Il nome della rosa.

 Ecco a voi i 3 ricordi più comuni dell’opera suprema di Umberto Eco:

  1. Noia: Ricordo chiaramente legato più al libro che al film. Si sa, quando ci viene imposto di leggere qualcosa le probabilità che poi quel libro ci piaccia sono bassissime. Uno studente di 12-13 anni che si ritrova a leggere una minuziosa descrizione di un portale nelle prime pagine del romanzo, nel 99% dei casi fuggirà a gambe levate o si dedicherà a quello sport nazionale (ufficialmente riconosciuto e praticato da ogni studente almeno una volta nella vita) che prende il nome di “salto della pagina”.
  2. Un thriller che si rispetti: qui parliamo sia di spettatori che di lettori. Il lettore più appassionato vi dirà che, superato lo scoglio delle prime 100 pagine, il romanzo si fa poi appassionante e vi terrà incollati alle sue pagine. Una sfida da accettare, no? Chi ha visto il film, invece, vi racconterà sicuramente la scena finale della biblioteca e di Jorge che si dà fuoco, oppure, se si è stati abbastanza fortunati da scampare alla censura spietata dell’insegnante, la scena dell’autoflagellazione del frate. Decisamente qualcosa che non si dimentica tanto facilmente!
  3. Guglielmo da Baskerville: Un nome, una garanzia. Qualsiasi lettore-spettatore di un certo livello (e di una certa età), vi tesserà le lodi del protagonista, ammirandone l’arguzia e soprattutto il desiderio di Conoscenza. Il suddetto lettore-spettatore, inoltre, loderà le dotte discussioni sui movimenti pauperistici ed ereticali del XIV secolo, senza contare poi che Guglielmo da Baskerville è interpretato da un superbo Sean Connery. Insomma, appassionati di Storia o no, neanche voi potrete sfuggire al grande fascino dell’Inquisitore francescano.

L’adattamento di Massini, per la regia di Leo Muscati, è sicuramente un’idea originale e accattivante: 13 attori per 22 personaggi, in una trama che si prefigura essere molto fedele al romanzo. Ad un anno dalla scomparsa di Umberto Eco, anche una profana come me è pronta ad affrontare con entusiasmo questa indimenticabile storia. L’appuntamento è al Franco Parenti dal 2 al 12 novembre. Io ci sarò, e voi?

 

IL NOME DELLA ROSA

di Umberto Eco
versione teatrale di Stefano Massini 
con (in o.a.) Eugenio Allegri,Giovanni Anzaldo,
Giulio Baraldi, Luigi Diberti,
Marco Gobetti, Luca Lazzareschi, Bob Marchese, Daniele Marmi,
Mauro Parrinello, Alfonso Postiglione,
Arianna Primavera, Franco Ravera, Marco Zannoni
regia Leo Muscato
scene Margherita Palli
costumi Silvia Aymonino

produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Teatro Stabile di Genova / Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
in accordo con Gianluca Ramazzotti per Artù
e con Alessandro Longobardi per Viola Produzioni
Con il sostegno di FIDEURAM
luci Alessandro Verazzi
musiche Daniele D’Angelo
video Fabio Massimo Iaquone, Luca Attilii
assistente alla regia Alessandra De Angelis
assistente scenografa Alessandra Greco
assistente costumista Virginia Gentil

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