di Lucia Belardinelli
Laureato all’Università Cattolica di Milano in Storia del teatro e in Filologia, allievo di Mario Apollonio, autore, critico, più di due decenni di insegnamento alla Cattolica e all’Università di Parma, maestro di Metodologia e critica dello spettacolo e di Organizzazione dello spettacolo, Andrea Bisicchia, per non farsi mancare nulla, è anche capo dell’ufficio stampa del Teatro Franco Parenti.
Bisicchia, ci racconti cosa fa un ufficio stampa.
È un lavoro abbastanza complicato. A seconda del materiale che abbiamo in mano si decide su che cosa puntare: un grande attore, un grande testo, una regia significativa. Se ci sono nomi famosi si fa leva su quelli, altrimenti ci si regola caso per caso. Molto tempo prima dell’andata in scena di uno spettacolo dobbiamo contattare i quotidiani, mandare un primo comunicato, sempre avendo ben chiara quando potrebbe essere l’uscita. Poi sotto un debutto si ripete l’operazione.
Ma la certezza che un grande quotidiano vi dedichi sempre spazio non l’avete…
Noi non abbiamo problemi in questo senso. Generalmente un ufficio stampa è forte se è forte il teatro in cui lavora, se è forte la Direzione, nel senso che se svolgi il tuo lavoro in un teatro credibile, si diventa automaticamente credibili ai fini di quello che vogliamo imporre, perché un teatro potente, ha la forza per affermare uno spettacolo, un autore. Senza questa credibilità tutto diventa difficile. Andrée Ruth Shammah è una regista rigorosa, la storia di questo teatro è anche la sua storia, il cui valore va ricercato non solo nelle sue qualità artistiche, ma anche nella continuità di lavoro che è riuscita a fare. Io stesso ho autorità in quanto ci lavoro da quarant’anni. Il Franco Parenti è un teatro che si è imposto a livello politico, ministeriale, artistico, economico, estetico. Per questo la stampa ci dedica molta attenzione e molto spazio.
Quindi avete la strada spianata. Non incontrate mai delle difficoltà?
Le difficoltà ci sono sempre, esse si presentano, soprattutto, nei casi in cui ci sono tre spettacoli che debuttano lo stesso giorno e lì, per forza di cose, devi fare delle scelte. Si punta su uno spettacolo preferito o magari si cerca di aiutarne uno che ha meno pubblico rispetto ad un altro già tutto esaurito. È tutto un lavoro di strategie.
Certo, essendo il Teatro Parenti un multisala siete costretti a fare delle scelte…
Inevitabilmente dobbiamo fare i conti con il programma della stagione. Non è impossibile prevedere quali spettacoli andranno bene e avranno buon mercato, spesso però cerchiamo di aiutare quelli più deboli, quelli che offrono qualcosa di meno conosciuto, magari esteticamente belli, ma non ancora riconosciuti: ci sono dei gruppi giovani sui quali il teatro punta, per i quali bisogna intervenire, con altre visioni, per valorizzarli.
Immagino che quello che lei propone alla stampa non venga ignorato…
Occorrono tanti anni per acquisire un’autorità. Un semplice comunicato verrebbe snobbato, guardato superficialmente. Ripeto, bisogna avere un potere che, nel nostro lavoro, significa conoscere il capo redattore del giornale a cui di volta in volta ci rivolgiamo: è lui che, alla fine, decide cosa far uscire. Se il capo redattore di un grande giornale ci dicesse di no… beh potremmo fare tutte le proposte del caso, ma rimarrebbero inascoltate.
Lei ha scritto un mucchio di libri di pregio intellettuale ed è indiscutibilmente un’autorità, certo. Come si diventa Andrea Bisicchia?
Serve tanto studio, quotidiano, specifico e costante, oltre che un’assidua frequentazione del teatro. Bisognerebbe andare a vedere un spettacolo ogni sera. I Sei personaggi pirandelliani, per esempio, li avrò visti settanta volte, ci sarà un perché. Lo stesso è accaduto per tanti altri spettacoli, il motivo va cercato nella consapevolezza che la storia di un testo è la storia delle sue rappresentazioni. Che dire ancora se non che l’elemento fondamentale è la passione. Senza passione, non si va da nessuna parte.
Ho letto con piacere questo articolo che richiama degli argomenti a me molto cari. Amante del teatro mi trovo a tradurlo spesso in molte altre lingue perché il teatro non ha confini. E’ un’arte interdisciplinare interetnica… solo positività e valori certi.
Grazie Elisabetta! Ci fa sempre piacere essere apprezzati.