di Beatrice Salvioni
Da mercoledì 17 a domenica 21 maggio la comicità corrosiva di Mattia Torre torna al Teatro Franco Parenti con 4 5 6. Da vedere.
La scena è buia, soffocante. Sul palco un tavolaccio di legno, qualche mobile, tre sedie, un inginocchiatoio, un orologio a cucù che scandisce il lento scorrere del tempo, un pavimento rovinato dagli anni: l’interno di una casa di un paese del Sud senza nome. Un Sud fatto di un dialetto arrabbiato che è uno strano miscuglio di siciliano, campano e latino maccheronico, fatto di una cena luculliana che cuoce sul fuoco, in attesa di un ospite che potrà cambiare ogni cosa. In questa casa abita una famiglia: sono tre individui in lotta continua, tre belve rassegnate, costrette a coabitare dentro una stessa gabbia fatta di pareti buie e orizzonti che fanno paura.
Tutti e tre vivono nell’attesa: il figlio (Carlo De Ruggieri) nell’ansioso e utopico desiderio di fuggire dall’isolamento e di raggiungere la Capitale per costruirsi un futuro lontano dall’odore stantio di quella casa, la madre (Cristina Pellegrino), che non ha mai saputo cosa significhi sognare, si trascina nella sterile speranza di poter riavere una teglia data in prestito anni prima, il padre (Massimo De Lorenzo), che attende l’ospite misterioso, come in una recita fa ripetere fino allo spasimo i gesti e i discorsi che dovranno scandire la cena, perché tutto sia perfetto, calcolato nei minimi dettagli.
Tutti e tre hanno paura: di sé, degli altri, del mondo esterno, dell’ignoto orrore che abita fuori dalla loro valle. Gli attori si muovono in un palco fatto di luci ma soprattutto di ombre, voraci, opprimenti, danno abilmente vita a personaggi detestabili, nervosi e spaventati, prigionieri su di un palco dal quale non escono mai, rimanendone invischiati anche quando sono fuori dalla scena, congelati nella semioscurità.
In un angolo della cucina bolle sul fuoco “un sugo perpetuo” che cuoce dal giorno in cui è morta la nonna, quattro anni prima. Quel sugo è quella famiglia: immutato, inutile, grottesco.
Dallo spettacolo è stato tratto un sequel televisivo andato in onda su La7 e disponibile su youtube. Ogni episodio è una scheggia di realtà drammaticamente attuale nella quale non c’è più spazio per i legami e rimane solo la morte.
4 5 6 ricorda Becket per l’assurdo dei dialoghi, per l’impossibilità di una fuga e per la snervante attesa di un salvatore che qui, a differenza del Godot di Estragone e Vladimiro, arriverà ma – allo stesso modo, se non ancora più crudelmente – non salverà proprio nessuno.
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scritto e diretto da Mattia Torre
con Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri e con Michele Nani
scene Francesco Ghisu
disegno luci Luca Barbati
costumi Mimma Montorselli
assistente alla regia Francesca Rocca
assistente ai movimenti scenici Alberto Bellandi
produzione Marta Morico, Alessandro Gaggiotti
organizzazione Emanuele Belfiore
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
produzione MARCHE TEATRO – Nutrimenti Terrestri – Walsh
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