La travagliata storia di un’intervista a Maddalena Mazzocut Mis

di Maria Teresa Magi

Giovedì 22 Marzo, tre settimane fa: riunione di redazione, mi viene proposta un’intervista a Maddalena Mazzocut Mis, docente di Estetica  presso l’Università di Milano e autrice della drammaturgia di Settestella, in scena al Teatro Franco Parenti oggi, 12 aprile, e domani. Bellissimo, accetto! 

Io adoro le interviste, soprattutto quando si tratta di teatro: efficaci e divertenti, permettono di andare oltre la trama dello spettacolo, di sbirciare dietro il sipario e di cogliere i retroscena o, banalmente, di chiedere il perché delle cose, in modo tale da riuscire a guardarle da una prospettiva più autentica. Programmo l’intervista per il 4 aprile, in modo tale da avere il tempo di fare tutto con calma. Perfetto.

O forse no.

Martedì 4 aprile: mi sveglio, 39 di febbre. Perfetto. Niente panico: riposo, antinfiammatori come se piovessero, un paio d’ore e sarò come nuova!

O forse no.

Ore 18.30 dello stesso giorno: 39 di febbre: mi arrendo e riprogrammo l’intervista. Fissiamo per lunedì 10 nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per l’uscita dello spettacolo. Perfetto!

O forse no.

Mi ricordo che lunedì pomeriggio devo prendere l’aereo per tornare a casa, nel profondo sud: due ore di volo. Come organizzo io i miei impegni, nessuno mai! Ma ormai è troppo tardi, non si può più rimandare: bisogna trovare un modo per riuscire a fare tutto. Fortuna che, a quanto dicono, noi giovani d’oggi siamo multitasking.

Lunedì 10 aprile, ore 18.30: autobus diretto ad Orio al Serio. Armata di taccuino per gli appunti, lista delle domande e cuffiette auricolari mi accingo finalmente a telefonare alla professoressa che, estremamente comprensiva, risponde a tutte le mie domande nonostante la linea disturbata, il rumore di sottofondo, la mia evidente fretta e il mio altrettanto evidente malumore. Eccovi dunque, senza ulteriori indugi, la prima intervista itinerante, slittante e genericamente perseguitata dalla sorte che Sik-Sik abbia mai proposto al suo gentile pubblico: un’esclusiva assoluta (si spera), diffidate dalle imitazioni!

 

Come nasce Settestella

Settestella nasce da un incontro tra le musiche di Azio Corghi, le vignette di Dario Moretti (disegnatore e regista dello spettacolo) ed i miei testi, e si traduce in una vera e propria fiaba contemporanea, pensata sia  per i bambini che per gli adulti. È la storia di un viaggio alla riconquista della propria identità, un viaggio che, proprio come accade a volte nella vita, prende le mosse da una rovinosa caduta. La nostra stella, protagonista dello spettacolo, precipita dal cielo, perde le sue punte e si ritrova tra i sassi, dissimile da essi solo per la sua capacità di brillare. La stella avrà bisogno dell’aiuto (talvolta disinteressato, talvolta no) degli altri personaggi per riacquisire la sua forma originaria, ma sarà solo grazie al sacrificio di uno di essi (che, a differenza degli altri, donerà tutto sé stesso) che la nostra protagonista riuscirà a recuperare le sue sette punte e a ritrovare sé stessa.

Come si coniuga il teatro con la sua attività accademica? In che modo i due mondi sono collegati? 

Sono una docente di Estetica dello Spettacolo, ragion per cui il teatro è un mondo che mi permette di coniugare la ricerca accademica a quella che è sempre stata una passione. Per quanto riguarda la mia collaborazione col Teatro Parenti, essa si inserisce nell’ambito di un progetto didattico che ha per oggetto il “melodrammatico”, inteso come categoria estetica. Il termine fa riferimento ad una tendenza, sviluppatasi nella Parigi ottocentesca, che vede la tipizzazione di personaggi e trame e la delineazione di veri e propri stereotipi narrativi. A questo proposito, il mio oggetto di studio è il passaggio dal melodrammatico al “kitsch”, ovvero la  ripresa di tali stereotipi e la loro impropria applicazione: un classico esempio di questo passaggio è dato dalla “Pamela” di Richardson (che è melodramma) ed Elisa di Rivombrosa (che ne è la trasposizione contemporanea ed inequivocabilmente kitsch).

Per concludere, una domanda personale: qual è, tra i tanti,  lo spettacolo che in assoluto ha amato di più?  

Ne ho due: la versione originale di “Giocasta”, musicato da Azio Corghi e andato in scena al Teatro Olimpico di Vicenza, e “Cardo Rosso”, la tragedia prodotta da Ravenna Festival.

 

Così si conclude la mia rapida chiacchierata con Maddalena Mazzocut, che mi lascia con i titoli di due spettacoli che purtroppo non ho visto e con il racconto di una fiaba che, invece, non vedo l’ora di andare a vedere.  Ore 19.30, arrivo in aeroporto con un’ora di anticipo: ho tempo, penso al pezzo che scriverò, alle sue disastrose premesse ed al suo inaspettato esito. Ecco perché mi piacciono le interviste: perché dall’altra parte c’è sempre un’altra persona, con la sua storia ed il suo punto di vista, e a volte bastano due chiacchiere per cambiare prospettiva.

12 aprile, ore 15.30: pubblicazione. Avrei potuto raccontarvela in un altro modo e invece ve la racconto così, perché è così che andata.

 

SETTESTELLA

Progetto didattico in collaborazione con l’ Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali

Musiche di Azio Corghi – Ed. Curci, Milano
Testo di Maddalena Mazzocut-Mis
Regia di Dario Moretti
con
Saya Namikawa – percussioni
Diana Rosa Cardenas Alfonso – voce
Dario Moretti – animazione pittorica e video
Una produzione Teatro all’improvviso 2015
con il sostegno di NEXT – Regione Lombardia

One Comment

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  1. EUGENIA DE SIMONE 12 aprile 2017 — 07:44

    Grande Teta!

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