di Valeria Claudia Orlando
Un uomo che «Non sono un granché» (Michele di Mauro), una donna che «Neanch’io» (Giovanna Mezzogiorno). E poi un padre laconico e serafico (Nicola Pannelli), una madre-suocera inappropriata (Milvia Marigliano) e una ex moglie isterica (Teresa Saponangelo). Sono questi i personaggi di Sogno d’autunno, in scena al Teatro Franco Parenti fino al 2 aprile. Personaggi che, come fantasmi, si tormentano a vicenda, infestando vecchie case e cimiteri: compaiono all’improvviso, chi sottovoce, chi urlando, per fermarsi a parlare dello scorrere del tempo che, incessante e imparziale, porterà tutti ad essere sostituiti, come in un loop infinito.
Nella regia di Valerio Binasco nessun elemento scenico dello spettacolo scritto da Jon Fosse è lasciato al caso: fin dal momento in cui lo spettatore entra in sala, un paio di sedie-lapidi sbucano dal sipario abbassato e osservano la platea come un latente memento mori. Ma durante Sogno d’autunno non si parla solo di morte. Si parla di vita, di amore, di solitudine, di inettitudine, di responsabilità, di paura e di rimpianto, in una dimensione temporale concitata dettata da coordinate soggettive che emergono dalle parole recitate dagli attori.
E come quando, mentre si dorme, ricordare l’inizio del sogno è impossibile, sul cimiteriale palcoscenico i cambi di scena avvengono alla fioca luce dei piccoli lumini rossi in veglia sulle tombe: un muro incrostato di muschio si trasforma nella cucina pop dei due anziani genitori e poi in una spoglia camera ardente impregnata di ricordi, quella stanza da lasciarsi alle spalle prima di andare a seppellire un morto. Le luci, che si accompagnano ai bassi della musica, partecipano alla creazione della visione onirica, un sogno che si estinguerà solamente al momento dell’applauso finale del pubblico, nelle istantanee di una (quasi) improvvisata Mannequin Challenge.
«Non potevi stare in un posto in cui ogni cosa ha già un posto…» dice la donna all’uomo, ricordando momenti vissuti insieme, impastati in un passato che lo spettatore non conosce. E si rende palese quel senso di triste inadeguatezza di chi non ha soddisfatto le aspettative della società attuale, di un inetto che ha sconfitto senza troppa convinzione la staticità di una vita con una moglie e un figlio.
Nel sommarsi degli egoismi, sul palco resta alla fine la solitudine dei personaggi femminili, che amano senza remore i propri uomini, ma che ancor di più temono la vita senza di essi. Ma attenzione: secondo l’ISTAT, gli uomini muoiono in media 4,3 anni prima delle donne… Meglio allearsi.
SOGNO D’AUTUNNO
di Jon Fosse
con Giovanna Mezzogiorno, Michele Di Mauro, Milvia Marigliano, Nicola Pannelli,
Teresa Saponangelo
regia Valerio Binasco
scene Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
assistente alla regia Maria Teresa Berardelli
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
realizzata con il sostegno di FENICE, società appartenente a Edison
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