di Giulia Guerra
L’uomo dal fiore in bocca è il testo più breve scritto e portato in scena da Luigi Pirandello, che lo trasse da una novella redatta in precedenza, secondo un passaggio dalla letteratura al teatro che gli era particolarmente congeniale. E tipici del grande drammaturgo sono anche alcuni dei temi al centro di questo spettacolo che sbarca al Teatro Franco Parenti di Milano dall’8 al 19 febbraio, per la firma di Gabriele Lavia.
Lavia, grande conoscitore del teatro pirandelliano, da lui già affrontato anche in Sei personaggi in cerca d’autore, coglie qui la sfida di trasformarsi in un uomo ossessionato che la diagnosi di un male incurabile (quell’epitelioma chiamato “il fiore nella bocca”) spinge ad una spasmodica ricerca di rapporti umani, nel tentativo di rallentare, consumandole fino all’ultimo, le ore ormai contate.
Nel rapporto con l’ignaro avventore (Michele Demaria) che sosta nella sala d’aspetto di una stazione ignota, all’ombra di una moglie (Barbara Alesse) che s’intravede sullo sfondo, emergono una dopo l’altra le nevrosi della vita ordinaria, dove la tragedia si mescola alla farsa, a partire dalla relazione tormentata tra un uomo e una donna ritrovatisi – loro malgrado – coniugi distanti.
Navigando a vista tra fiumi di parole che sgorgano dalla disperazione, Gabriele Lavia, regista e protagonista, arricchisce la pièce con innesti da altre opere pirandelliane, amplificando gli orizzonti e sviluppando le implicazioni di una versione rivisitata come questa, la cui novità è tradita sin dal titolo, diventato L’uomo dal fiore in bocca… e non solo.
Occorre dunque espandere la visione, sembra dirci Lavia, per continuare la lotta: perché la vita non è altro che questo, una lotta inesausta contro le convenzioni e le maschere della realtà, contro la morte che ci assale da vivi strappandoci identità e pace, costringendoci pirandellianamente a sopravvivere tra le maglie dell’esistenza, almeno finché si può.
L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA… E NON SOLO
di Luigi Pirandello
adattamento Gabriele Lavia
con Gabriele Lavia, Michele Demaria, Barbara Alesse
regia Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi Elena Bianchini
musiche Giordano Corapi
luci Michelangelo Vitullo
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