di Beatrice Salvioni
Fino al 5 febbraio sul palcoscenico del Franco Parenti prende vita la storia consacrata dal capolavoro cinematografico di Ettore Scola.
É il 6 maggio 1938: una giornata particolare non solo per gli italiani che festeggiano la visita di Hitler a Roma, inconsapevoli che questo giorno segnerà il terribile destino del Paese, ma anche per chi da questa festa è rimasto escluso. Due anime sole, escluse dal mondo, diverse eppure così simili, che finiranno per incontrarsi.
Lei é Antonietta, madre di sei figli, moglie di un uomo banale, fedele al Partito: la perfetta incarnazione della donna richiesta dal regime, una macchina che sforna carne per il Paese e non si pone domande sui propri desideri, accontentandosi della mediocrità. Lui, Gabriele, é invece l’uomo che il Partito non vuole: colto, gentile, omosessuale. Per questo l’hanno cacciato dalla radio per cui lavorava.
Entrambi prigionieri, soli: lui in un appartamento silenzioso, aggrappato alla nostalgia di una voce al telefono, lei in un appartamento affollato, schiava di una voce che sa solo ordinare.
S’incontrano, complice il merlo di Antonietta che scappa dalla finestra e si posa sul davanzale dell’appartamento di fronte, quello di Gabriele.
Lei non sa nulla del mondo, lui lo conosce fin troppo tanto da esserne nauseato. Sta meditando il suicidio quando lei bussa alla sua porta.
Le loro infelicità si urtano e loro stessi cambiano: lui trova qualcuno con cui poter essere se stesso, senza vergogna, e lei comincia a dubitare della propaganda del regime, trovando qualcuno che le faccia sentire la dignità della propria esistenza.
Difficile misurarsi con una storia che é stata consacrata da un capolavoro del cinema, interpretato da attori immortali come Sophia Loren e Marcello Mastroianni, vincitore del Golden Globe come miglior film straniero nel 1978. Ma la regista Nora Venturini compie l’impresa.
Filmati di repertorio, proiettati su un telo che funge da sipario, ci trasportano nella realtà dell’epoca. Il telo si alza lasciando il posto a una scenografia discreta ma piena di dettagli, divisa in due registri orizzontali che separano i due appartamenti, le due vite dei protagonisti. Dall’esterno proviene l’eco assordante dei festeggiamenti. Dopo l’incontro la scena muta: ecco nel registro superiore la terrazza sulla quale il colore dominante è il bianco delle lenzuola.
In scena si muovono Valeria Solarino, che ci regala un’Antonietta viva e potente che non ha nulla da invidiare all’interpretazione cinematografica, e Giulio Scarpati, un Gabriele sincero.
Alla fine, in queste due vite schiacciate dalla Storia, affiora un sussurro di speranza: un libro, che Gabriele ha regalato ad Antonietta, il simbolo del riscatto attraverso la discrezione della cultura che riesce a farsi sentire oltre il frastuono dell’ideologia.
UNA GIORNATA PARTICOLARE
di Ettore Scola e Ruggero Maccari
adattamento Gigliola Fantoni
con Giulio Scarpati e Valeria Solarino
e con Giulio F. Janni, Anna Ferraioli, Matteo Cirillo, Paolo Minnielli, Federica Zacchia
regia Nora Venturini
scena Luigi Ferrigno
costumi Marianna Carbone
luci Raffaele Perin
video e suoni Marco Schiavoni
produzione Compagnia Gli Ipocriti
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