Valerio Mastandrea e il male di essere “Migliore”

di Giulia Guerra 

“Odio gli uomini tutti: gli uni perché malvagi e di cattive azioni; gli altri perché ai malvagi mostrano compiacenza, e non hanno per essi quell’odio vigoroso che il male deve sempre destare negli onesti.”

Suonano lapidarie le parole che Molière fa pronunciare al suo personaggio in quella rappresentazione grande ed eterna che è il Misantropo. Ma sono le stesse parole che possono venire in mente assistendo allo spettacolo Migliore, portato in scena con rigore e maestria da Valerio Mastandrea che, dopo numerose esperienze al cinema (tra cui il pluripremiato Perfetti Sconosciuti), torna al Teatro Franco Parenti di Milano dal 24 al 27 gennaio.

Scritto nel 2005 da Mattia Torre, sceneggiatore, regista e autore teatrale conosciuto dal grande pubblico per la celebre serie Boris, il testo racconta la parabola di Alfredo Beaumont (interpretato da Mastandrea), un uomo che, dopo aver vissuto un’esistenza dimessa e ordinaria, adatta alla sua natura tranquilla, si ritrova coinvolto in un incidente di cui sente la piena responsabilità.

Benché assolto, Alfredo affronta una profonda crisi esistenziale, che lo conduce a cambiare completamente modo di vivere, alzando finalmente quella testa per troppo tempo chinata. Ed è proprio qui, nell’esatto istante in cui diventa un uomo migliore (affermato professionalmente, desiderato dalle donne, sicuro di sé), che si rivela essere un uomo meno buono, anzi: “cattivo”.

Così, a questo punto del monologo, modulato con intelligenza e un pizzico di amara ironia dall’attore romano, emerge il punto critico della vicenda: un uomo fondamentalmente buono, e (quindi) abituato alla sconfitta, comincia ad assaporare le vittorie della vita solo nel momento in cui cessa di essere buono.

Ma che cosa significa in realtà tutto ciò? Chi è davvero buono? Chi è davvero cattivo? Il pubblico si interroga sulla complessità del mondo contemporaneo, dove si ha successo calpestando gli altri e più li si calpesta più da loro si viene, talora, stimati.

E mentre si sprigiona il fascino torbido della malignità cinica e spregiudicata, quella frase scritta secoli fa da Molière, assurda a tal punto da essere vera, riecheggia nel cuore dello spettatore contemporaneo, fatalmente indeciso tra l’ammirazione e il disprezzo.

 

MIGLIORE
scritto e diretto da Mattia Torre
con Valerio Mastandrea
musiche originali Giuliano Taviani
assistente alla regia Annagaia Marchioro
produzione Nuovo teatro diretta da Marco Balsamo

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