di Giuseppe Paternò di Raddusa
Sulla feud tra Joan Crawford e Bette Davis si è detto e scritto praticamente di tutto – e Ryan Murphy ci sta producendo pure una serie tv con Jessica Lange e Susan Sarandon nei panni delle protagoniste e Catherine Zeta-Jones (Olivia de Havilland), Stanley Tucci (Jack Warner), Alfred Molina (Robert Aldrich), Judy Davis (Hedda Hopper), insomma, un cast da paradiso queer.
C’è chi dice che l’accesa, virulenta rivalità tra le due star fosse dovuta all’attore Franchot Tone; Bette se ne innamorò nel 1935 sul set di Paura d’amare. Joan, che maltollerava la crescente fama della collega, pare che invitò Tone a cena, presentandosi completamente nuda nel solarium della sua villa di Los Angeles.
Da allora Bette non avrebbe più potuto perdonarla, e per trent’anni se ne sarebbero dette a distanza di tutti i colori.
«Joan è andata a letto con tutti quanti, alla MGM. Eccetto Lassie.»
«Bette si è ispirata a me per girare La diva? Nah, Avete visto il film? Sembra così vecchia, e così drammaticamente sovrappeso…»
«Mi danno sempre parti da troia perché in realtà sono una brava donna. È per questo stesso principio che Joan Crawford interpreta solo brave donne…»
E via dicendo. Passano gli anni, le due invecchiano, i ruoli latitano: sono diventate old broads, quasi nessuno le chiama più per ruoli di rilievo. Fino a quando Joan va a trovare Bette Davis, in teatro con Night of the Iguana, e le propone di interpretare Che fine ha fatto Baby Jane?, un horror da non troppi milioni di dollari girato dal talentuoso Robert Aldrich e dedicato a due sorelle attempate che condividono la casa (e una discreta dose di paranoia e terrore).
La vanesia Bette, che in fondo sente un po’ di aderenza verso quella donna tanto odiata ma che – come lei – è stata praticamente dimenticata da Hollywood, decide di accettare.
Le storie di rivalità sul set, di lì a poco, non sarebbero mancate. Bette, durante una scena parecchio concitata, schiaffeggia Joan così forte che le due non si rivolgono parola per diverso tempo. Joan, per vendicarsi, si riempie le tasche di pesi da un kg per girare una scena in cui Bette la trascina lungo un corridoio. La Crawford sa che la Davis soffre di problemi alla schiena; e la sua vendetta costa alla collega dolori atroci e diversi giorni di stop.
Quando il film esce è un successo clamoroso. Hollywood, anche se per poco, si riappropria delle due regine; ma sarà solo Bette Davis ad aggiudicarsi una candidatura all’Oscar. La Davis è al settimo cielo: potrebbe vincere la sua terza statuetta e inizia a fare campaigning per il suo trionfo.
Quello che non sa è che, alle sue spalle, Joan Crawford sta tramando la vendetta perfetta: contatta tutte le altre candidate e le informa che, nel caso in cui non potessero andare a ritirare la statuetta, lo avrebbe fatto lei al loro posto. E le attrici accettano.
La famosa sera arriva: Bette è in tensione, affiancata dall’amica Olivia de Havilland che è arrivata dall’Europa pur di starle vicino in un momento così importante. Le attenzioni di tutti, però, sono per la Crawford: la diva ha allestito una mini-festa nel suo camerino in cui ha fatto impiantare persino una tv per mostrare la cerimonia ai suoi ospiti.
Quando, ecco, annunciano la vincitrice: a sorpresa è Anne Bancroft, per Anna dei Miracoli. Bette , dietro le quinte, sente addosso la sofferenza di una vita caderle addosso. La Crawford, impassibile, spegne la sua sigaretta, si avvicina alla collega e le sussurra: «Scusa, mi fai passare? ho un Oscar da ritirare». La vendetta è un piatto che si consuma freddo. Sempre.
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