di Giuseppe Paternò di Raddusa
Gli attori, creature volubili.
È il 2007, sono al Festival di Venezia, appena diciottenne. Assisto a una proiezione di Django, quello di Sergio Corbucci, titolo di punta della rassegna dedicata quell’anno ai gloriosi spaghetti western.
In sala c’è Franco Nero, accompagnato dall’indivisibile Vanessa Redgrave. Franco è un grande, ma i miei occhi sono tutti per lei, che ammiro da una vita: è seduta nella mia stessa fila e la sua presenza mi turba, mi fa disinteressare del tutto al film, al contesto, all’universo creato. E poi finisce la proiezione.
«Miss Redgrave, posso fare una foto con lei?».
«No, darling. Non sarebbe giusto, siamo tutti qui per Franco».
Abbozzo un sorriso e mi allontano; ma non demordo. Pochi minuti dopo, che mi sembrano un’infinità, la ritrovo accanto all’uscita di emergenza della sala.
«Miss Redgrave, da poco ho recuperato la sua performance in Troiane, di Kakogiannis. Straordinaria».
È così che vinco il suo cuore. Non l’avessi mai fatto: si scioglie e comincia ad attaccare bottone, parla e parla di quell’esperienza, di quanto quel film sia stato dimenticato dai più, di quanto impegno ci abbia messo per diventare Andromaca. Alcuni ci guardano, pensano: ma che avrà da dire a quel ragazzetto?
Parla così tanto che a un certo punto mi annoio pure. A un certo punto decido persino che esistono amiche di mia nonna più divertenti, ma forse sono troppo cinico. È pur sempre Vanessa Redgrave.
…ma che articolo è questo? Un articolo per fare capire alla gente che tu hai detto a Vanessa Redgrave una cosa solo per entrare nelle sue grazie e poi ti sei annoiato ad ascoltare la sua risposta? Interessante.
L’articolo appartiene alla rubrica domenicale “La domenica di Sik-Sik” che prevede aneddoti e divertissement sul mondo del dietro-le-quinte. Ci auguriamo che possa trovare più interessanti altri articoli della nostra redazione.