
Paternò di Raddusa
Chi scrive, negli anni della tarda infanzia, non ha mai nutrito particolare simpatia nei confronti di Daniel Pennac. Tutto si legava al rigurgito snobistico che ti porta a respingere le suggestioni provenienti dalle tendenze e dalle preferenze di chi ti circonda, così da forgiarti in solitudo, tassello dopo tassello, un universo culturale indipendente e autodeterminato.
Nei primi ’90 di Pennac mi parlavano tutti: come per rispondere a un impeto selvaggio di anarchia intellettuale, decisi che non avrei mai letto nulla di suo. Ai margine del recupero del fantasy, l’editoria intera – ai miei occhi – mi sembrava aver trovato in questo signore francese dal cognome casualmente autoreferenziale (avrei scoperto solo anni dopo che si trattava di un nome d’arte, troncamento di Pennacchioni) un portabandiera d’insopportabile valore.
Poi crebbi, e – causa letture dell’estate assegnate dall’insegnante di letteratura, al liceo – scoprii il bellevilliano Malausséne e il suo universo alchemico, combinatorio, provvidenziale. Non scriverò ovvietà del tipo: “Ne restai ammaliato”, ma compresi subito le ragioni che, negli anni Novanta, lo avevano reso così divulgabile al grande pubblico. All’epoca Pennac era uno in grado di arrivare a chiunque, latore di un accordo trasversale con intere categorie di lettori che non riuscivo a spiegarmi, se non ricorrendo alla consueta insofferenza verso le persone di successo. Perché Daniel Pennac resta, al di là dei gusti di ciascuno, uno dei pochi autori europei in grado di intercettare gli smottamenti della scrittura all’interno delle coscienze critiche del lettore.
Oggi, va da sé, il paradigma della lettura è cambiato – lo testimonia la moltitudine di indagini sociologiche a riguardo. I più banali sostengono che acquistare un libro è diventato, al giorno d’oggi, atto di solo estetismo. Le cronache dei pessimisti, da qualche anno, cantano sempre il solito ritornello: il mercato dei mangiatori di libri si assottiglia giorno dopo giorno, si legge sempre meno, l’analfabetismo di ritorno è incisivo come l’influenza a febbraio, e bla, bla, bla.
Azzannando gli ultimi scampoli del ragazzetto pretenzioso che ero un tempo, non posso che immaginare cosa avrebbe da rispondere Pennac a questa baraonda di opinioni da strapazzo che ci costringono a inglobare nella contemporaneità. Lui che, in fondo, ha declinato al pubblico in maniera incisiva l’humus generativo di pionieri come Queneau e Calvino e si è fatto – a buon diritto – star mansueta del firmamento letterario. Lui, che proviene dal mondo dell’insegnamento e che quindi con la ricezione culturale e gli effetti sulle trasformazioni sociali ha fatto i conti in maniera empirica – si rilegga l’ormai sottovalutato Signori bambini, illuminante saggio alla consuetudine dell’ordinario pubblicato dai tipi di Feltrinelli. E di lettori, scuola, futuro e (nuova) ignoranza lo sentiremo presto parlare. Dal vivo, peraltro. Lunedì 2 novembre, alle 18.30, presenterà infatti al Teatro Franco Parenti Una lezione di ignoranza (edito da Astoria), resoconto per iscritto della lezione magistrale tenuta all’Università di Bologna nel marzo 2013, in occasione del conferimento dell’alloro ad honorem in Pedagogia. In dialogo con l’attrice Lella Costa, tanti saranno i temi che verranno affrontati. In primo luogo, la drastica radicalità di un ruolo fondamentale nel campo d’indagine letterario: quello del passeur. Colui che – professore, libraio, o genitore – “non si accaparra niente e trasmette il meglio al maggior numero di persone“, e che ha una missione: restituire vitalità all’atto della lettura. Un atto antropofago, liberatorio e imperituro. Pennac, come da sua stessa ammissione, deve tutto ai passeur: a partire dalla sua resurrezione di studentello malmostoso, grazie alla generosità intellettuale di molti insegnanti. Che possa essere lui il passeur che si occupa della difesa del lettore prim’ancora che di quella della letteratura, dunque, è un auspicio su cui scommettere.
“Ai passeur devo il successo del mio lavoro di scrittore, che con il passaparola è arrivato fino a voi.” (D. Pennac)
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Teatro Franco Parenti, lunedì 2 novembre alle 18.30
Presentazione del libro di
DANIEL PENNAC
UNA LEZIONE D’IGNORANZA
Astoria edizioni
Lella Costa dialoga con l’autore
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