
Che cos’è “Cieli celesti”?
Una presentazione fatta di sole parole rischia di ridurre a un’unica dimensione questo spettacolo, che si fonda invece su una sinergia irrinunciabile di strumenti espressivi.
Il 29 e 30 ottobre, il Teatro Franco Parenti e il gruppo Brecce per l’arte contemporanea vi invitano infatti a un’esperienza totale: “Cieli celesti” è uno spettacolo di poesia, musica e immagini. E di teatro multimediale, naturalmente.
In questa sorprendente produzione, l’obbiettivo è quello di creare, attraverso le performance degli interpreti e il fluire delle immagini, un unisono altamente coinvolgente. Nel suo costituirsi, tale insieme allaccia i partecipanti tra loro e all’oggetto dell’evocazione: le volte del cielo, la vita naturale, l’alternarsi delle stagioni.
Lo schema può apparire ordinario. Sul palco, infatti, sono eseguite melodie dal vivo mentre vengono recitati alcuni testi poetici di Claudio Damiani.
Siamo lontani, però, da una semplice lettura su sfondo musicale: l’elemento poetico e quello musicale dialogano, interagiscono da pari. Non si può parlare di accompagnamento, perché le forze in gioco sono complementari e collaborano a creare un insieme di suono estremamente compatto.
In supporto all’immaginazione del pubblico viene inoltre la componente visiva, costituita dalle immagini che si assecondano e che a loro volta collaborano attivamente al significato complessivo, integrandolo.
Suono, parola, immagine: i sensi e le capacità del pubblico sono chiamati a una sinergia che è speculare a quella delle esecuzioni degli interpreti. Gli spettatori sono invitati a entrare in comunione con quei “Cieli celesti” che gli artefici sul palco vanno plasmando.
Interessante dunque il “come” di questo spettacolo multimediale, che supera il modello naturalista del teatro come parola nuda più commento e ripristina un teatro totale e corporeo che ha in realtà radici antiche.
Ma qual è il “cosa”? Insomma, di cosa parla “Cieli celesti”?
I musicisti seguono un canovaccio che lascia molto spazio all’improvvisazione. Ogni esecuzione è in questo modo unica e irripetibile; ma d’altra parte trapassa, si estingue per non tornare mai più.
Ecco allora suggerito uno dei temi principali cui allude questo spettacolo: l’eccezionale unicità che caratterizza l’uomo e i suoi prodotti, e al contempo la loro irreparabile precarietà.
L’interrogazione alla natura che ciclicamente si spegne e d’altra parte si rinnova, come noi ci rinnoviamo in chi ci segue, è una storia antica forse quanto l’uomo: “Cieli celesti” ci parla anche di questa storia. Siamo posti di fronte a una domanda primordiale e ultima. Che offre dunque in questo spettacolo un’altra, seppur differente, esperienza totale.
——————-
29-30 ottobre 2015
Spettacolo su testo di Claudio Damiani
Regia del suono di Simone Pappalardo
Immagini e regia di Antonio Capaccio
Assistente alla regia Daniele Grillo
Con
Cristiana Arcari, voce
Claudio Damiani, voce
Simone Pappalardo, elettronica dal vivo
Simone Alessandrini, sassofoni
Natalino Marchetti, fisarmonica.
Una produzione di Brecce per l’arte contemporanea
A cura di Claudia Rozio
Rispondi