SANDROCCHIA DAI MILLE GIORNI

di Giuseppe  Paternò di Raddusa
di Giuseppe
Paternò di Raddusa

Non è mai stata talentuosa come la Magnani, celebrata come la Loren, bella come la Lollobrigida: a Sandra Milo, però, vogliamo bene un po’ tutti, da sempre. Incarna, in un certo senso, evoluzioni e involuzioni emblematiche e infinite: il grande cinema e la televisione spazzatura (Ciro, Ciro!, come negarlo, risuona ancora indistintamente nelle orecchie di accademici e sartine), la parabola di Fininvest e gli amori importanti, il gossip e i grandi miracoli, Jacques Becker e L’isola dei Famosi.

06.6

È, Sandra Milo, una sorta di giocondo atlante della contemporaneità: in lei si è insediata la contraddizione irresistibile di un Paese mai contento e mai definibile, storicamente insoddisfatto e avido di pettegolezzo, trionfi, scandali facili. Lo ribadiamo: non è mai stata una grandissima attrice – anche se La visita (1963) di Antonio Pietrangeli, in cui interpreta un personaggio di incredibile modernità, prova decisamente il contrario. Ha incassato stroncature ormai passate alla storia – come quelle che si sono concentrate su Vanina Vanini (di Rossellini e ispirato a Stendhal), che le valsero ingrati epiteti braccheschi – e vinto due Nastri d’Argento. Soprattutto, però, è stata diretta da Federico Fellini. Il rapporto con il santo di celluloide che viene da Rimini, sfociato in una relazione clandestina durata diciassette anni e in due film (8 ½ , del ’63, e Giulietta degli Spiriti, del ’65), è al centro di Federico…Come here! A m’arcord Fellini, spettacolo in scena dal 16 al 18 giugno di cui è assoluta protagonista. Sul palco insieme a lei, diretti da Walter Palamenga, una parade effetto bandwagon di attori, acrobati, cantanti e musicisti.

08.8

Si rievoca il genio di Fellini attraverso le melodie di Nino Rota e i ricordi di un’attrice che l’ha amato. In silenzio, quasi religiosamente: lui aveva a fianco la musa ufficiale, la moglie Giulietta Masina, lei era sposata a Moris Ergas. Sandrocchia – nomignolo che le aveva regalato proprio Federico Fellini – ha recitato per lui in due ruoli memorabili. È stata, per certi versi, la sua femme non-fatale: da un lato c’è la Carla di 8 ½, docile e un po’ porca, (dis)illusa e dignitosa, contraltare ignorante e un po’ burino manipolato dalle nevrosi di Guido-Mastroianni. Dall’altro, invece, c’è Susy, la vicina della villa accanto di Giulietta degli spiriti: flamboyante ninfa boschiva, ricca esponente del boom magico degli anni Sessanta, spettro gattaro e rumoroso. In entrambi i film Sandrocchia ha rappresentato il parametro di confronto alle frammentate crisi dei due protagonisti, lo specchio immediato, genuino e ingombrante delle loro de-strutturate scomposizioni mentali. Fellini, sornione, le ha cucito addosso questi ruoli da coscienza dei dolori, da santa dei peccati. L’avrebbe voluta come Gradisca in Amarcord (1973), ma non si trovò un accordo e la parte fu affidata a Magali Noël; la Milo, oggi, prende a prestito il titolo di quel film – insieme all’invito di un’altra grande sirena felliniana, Anita Ekberg ne La dolce vita – e celebra il ricordo del suo amato pigmalione. È una donna che ha vissuto mille giorni, e altrettanti ne vivrà. Ne siamo sicuri.

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16-18 GIUGNO

FEDERICO… COME HERE (A M’ARCORD FELLINI)

con Sandra Milo
e con Walter Palamenga, Luca Arcangeli,
Yurij Pezzini, Claudia Marino, Flavia Corsi,Daniele Arceri

regia Walter Palamenga
produzione Caliban

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