
“Foyer”, indica il biglietto. Ci dev’essere un errore, penso io. Ma il maestoso sipario rosso che mi separa dal familiare Cafè Rouge sembra contraddirmi sfacciatamente. Accompagnato dalle indicazioni di una voce femminile di provenienza ignota che improvvisamente sovrasta il chiacchiericcio, suadente e risoluta ad un tempo, il pubblico “prende posto in sala prima che il brano musicale finisca”.
Ora lo spettacolo può cominciare.
In uno spazio scenico essenziale ed aleatorio, in cui il nero aggressivo del linoleum sfida senza pietà il bianco preciso delle indicazioni di scena a gessetto, tre figure in calzamaglia e a volto coperto danzano mescolando movimenti fluidi a scatti meccanici. Saranno loro tre, insieme alla voce fuori campo, a guidare e gestire i quattro veri protagonisti: quattro malcapitati di origine e provenienza varie che si sfideranno in prove di abilità fisiche e mnemoniche per vincere l’audizione per il ruolo di Amleto. La giuria? Il pubblico.
La rilettura di Amleto messa in scena da CollettivO CineticO, nonostante si presenti apparentemente scollegata dalla tragedia shakespereana originale, si rivela essere un profondo esperimento sociale e performativo, che riconduce all’essenza psicologica dell’opera. I reali candidati, che hanno ricevuto un manuale d’istruzioni una settimana prima dello spettacolo, vengono gettati in pasto a palcoscenico e pubblico senza sapere cosa possa accadere. Coperti da maschere ricavate da sacchetti di carta, che ricordano quelle di un condannato sul patibolo in attesa di decapitazione, i quattro aspiranti Amleto vengono accompagnati da tre figure anonime, mute, alle quali non possono appigliarsi, che danzano e dirigono le audizioni con la stessa solennità di un fato implacabile.
Guidati passo passo dalle istruzioni dettagliate di una voce senza fonte visibile – quella della regista e fondatrice della compagnia Francesca Pennini -, i candidati vengono sottoposti a prove che si risolvono in comicità sguaiata, da buffe presentazioni di sé condite con bizzarri riti propiziatori, a goffe sequenze di gestualità amletiche da ricordare e ripetere con esiti inaspettati. Gli eliminati giacciono al suolo morti.
Solo agli ultimi due superstiti sarà concesso di dimostrare le proprie doti attoriali, recitando a memoria un monologo tratto dal testo shakespereano, tra i cadaveri degli avversari “uccisi”. Il vincitore, nuovo Amleto, verrà accolto a tutti gli effetti nella compagnia CollettivO CineticO e attraverso un rito di vestizione si trasformerà anch’egli in un’anonima e muta figura in calzamaglia e volto coperto, che prenderà parte al balletto finale.
Chiave di tutta la performance è il movimento, la fisicità, la complessità del corpo umano, posto allo stesso tempo in armonia e contrasto con la psiche e la sfera sensoriale. Ed è proprio su questo delicato rapporto che CollettivO CineticO fonda la propria filosofia, estendendola, in questa occasione, anche ad un pubblico complice.
In un’epoca in cui la drammaturgia di Shakespeare sembra non avere più segreti per il teatro italiano, che lo porta in scena nelle più svariate forme, CollettivO CineticO riesce a darne un’interpretazione nuova, fresca, che va oltre la semplice rappresentazione. Pervaso da una tensione costante tra ironia e tragedia, Amleto mette alla prova, coinvolge, sfida, stimola e punzecchia. Ma soprattutto, diverte.
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22 – 30 APRILE
AMLETO Concept, regia e voce: Francesca Pennini |
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