
Un errore, un errore di nome Andrea. Così si definisce il protagonista de Il grande mago lungo e appassionato monologo sulla metamorfosi di un transessuale, firmato Vittorio Moroni.
Prigioniero di un corpo maschile per il quale prova ribrezzo, vittima incolpevole di un dio distratto che ha fatto di lui un ibrido: un uomo che si sente donna, una donna che uomo non sa e non può essere. Poi la decisione, sofferta ma inevitabile, di diventare Aurora, di porre rimedio allo sbaglio, di liberarsi finalmente di quell’ immagine parziale, distorta, deforme di sé stesso.
L’eterno e insanabile conflitto tra generi prende forma sul palcoscenico, incarnandosi nel personaggio di Aurora che, rievocando il sé maschile del passato, ripercorre le tappe del suo faticoso viaggio alla ricerca di un equilibrio e di un’identità finalmente autentici.
Le prime esperienze sessuali, il senso di profondo disagio rispetto ad una fisicità percepita come impropria, poi l’incontro con Anna e la nascita di Simone, frutto di questo singolare, improbabile, profondissimo amore tra donne. Infine, la svolta: l’operazione, l’inevitabile allontanamento della compagna e la paura di perdere l’adorato figlio.
Certamente una storia di grande coraggio, capace di travalicare le barriere del pregiudizio e della facile banalità, offrendosi come una sorta di finestra su un’anima logorata dall’interno.
Tuttavia, quella di Andrea/Aurora, interpretato dal Luca Di Bei, è, innanzitutto, una storia d’amore: l’amore per Anna, destinato ad essere frustrato dall’incapacità della donna di riconoscere in Aurora il suo compagno di un tempo. L’amore per Simone che, ancora troppo piccolo, non riesce a comprendere le problematiche scelte dei genitori e, in ultimo, l’amore di Andrea per Aurora. Talmente profondo da diventare esigenza, talmente profondo da mettere a rischio tutto il resto: uno straordinario, singolare esempio di amore e di rispetto, o meglio, per un’idea più alta ed autentica di se stessi, attorno alla quale ruota l’intera vicenda umana del protagonista. Un vero e proprio viaggio, sulle tracce di una libertà disperatamente agognata e infine raggiunta, in barba alle usuali categorie, ai luoghi comuni e alle distinzioni di genere. Non più nette contrapposizioni, non più inutili definizioni, solo anime e corpi che si intrecciano nella loro infinita complessità.
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10 – 22 MARZO
IL GRANDE MAGO Di Vittorio Moroni |
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