
Andrée Ruth Shammah, anima del Teatro Franco Parenti, è di certo avvezza alle sfide impegnative, come può essere quella di riportare sul palco Il malato immaginario, classico di Molière e, soprattutto, spettacolo mitico per gli appassionati di teatro e gli amanti dello spazio di via Pier Lombardo. Nel 1980, infatti, la regista mise in scena questa pièce con Franco Parenti, colonna dello spettacolo e della cultura milanese, facendo diventare quella rappresentazione a sua volta un classico senza tempo. Oggi, a 25 anni dalla scomparsa del grande maestro, Shammah torna a confrontarsi con il testo francese e la sua storica interpretazione.
Nel cast, ineccepibile, spiccano Gioele Dix e Anna Della Rosa, nei panni dei protagonisti. Dix, raccoglie l’eredità di Parenti, e impersona Argan, il malato: è ipocondriaco, ingenuo e furbetto, allo stesso tempo egoista – non si capisce se siano i vezzeggiativi della seconda moglie a portarlo ad accontentarla sempre oppure se lui sfrutti la sua eredità per continuare a essere accudito -, ma, in fin dei conti mai cattivo. L’Argan intepretato da Gioele Dix, intelligentemente, non ricalca quello impersonato da Parenti trentacinque anni fa, misantropo, sofferente e decisamente dispotico.
Anna Della Rosa è Tonina o Antonia, serva, suora laica, ma anche deus ex machina per certi versi: sarà lei a difendere l’amore di Angelica, figlia di Argan, per Cleante, a travestirsi da medico per prendere in mano la situazione e a suggerire la soluzione per risolvere la commedia, ovvero che Argan diventi medico di se stesso. Tonina riempie lo spazio scenico, lo percorre tutto, è ovunque e in nessun luogo, al contrario di Argan che resta relegato per lo più al centro della scena sulla sua, papale o regale, sedia rossa.
Le due figlie di primo letto Angelica e Luisona (Valentina Bartolo), la mogliettina (Linda Gennari) – trofeo ed approfittatrice –, il fratello di Argan Beraldo (Pietro Micci), Cleante (Francesco Ferrazza Papa), ed il pool di medici, interessati a curare forse più i loro portafogli che non la salute (Marco Balbi, Piero Domenicaccio, Alessandro Quattro, Francesco Brandi), non sono da meno. I personaggi rievocati da Shammah sono sia maschere della commedia, stereotipi da manuale, sia figure ben delineate che intrecciano un sottile, e solo apparentemente, leggero gioco comico tra di loro e con il malato.
Probabilmente molti spettatori che hanno avuto l’onore di assistere al Malato immaginario “originario” avranno fatto fatica ad accettare i cambiamenti, gli adattamenti intrapresi per adeguarsi al nuovo cast e ai nostri giorni. Si tratta, forse, di quelle stesse persone che non riescono ad accettare che si possa trarre un film da un libro, dimenticando di trattare i due come due prodotti culturali a sé stanti, diversi ed autonomi e non due facce della stessa medaglia. Chi, invece, non nutre tali preconcetti trova in questa messa in scena tutto ciò che dovrebbe esserci in una commedia fatta seguendo le regole, sin dai tempi di Aristofane: leggerezza e grandi verità, stilettate su temi caldi e contemporanei, dialoghi pungenti e divertenti.
12 FEBBRAIO – 1 MARZO
IL MALATO IMMAGINARIO
Omaggio a Franco Parenti
di Molière
traduzione Cesare Garboli
regia Andrée Ruth Shammah
scene e costumi di Gianmaurizio Fercioni
luci di Gigi Saccomandi
musiche di Michele Tadini e Paolo Ciarchi
con Gioele Dix
Anna Della Rosa
e con Marco Balbi, Valentina Bartolo, Francesco Brandi, Piero Domenicaccio, Linda Gennari, Pietro Micci, Alessandro Quattro, Francesco Sferrazza Papa
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