
In occasione de Il malato immaginario, in scena in questi giorni al Teatro Franco Parenti per la regia di Andrée Ruth Shammah abbiamo intervista la prof.ssa Marisa Verna, docente di Lingua e Letteratura Francese e Direttrice di Dipartimento di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere dell’Università Cattolica di Milano, per saperne di più su Molière e questa sua pièce.

Cosa direbbe per introdurre Molière e Il malato immaginario?
Il Trésor de la Langue Française riporta, alla voce “langue française”, la dicitura “langue de Molière”. E davvero Molière è la Francia, rappresenta il suo cuore più profondo.
Mi piace dirlo soprattutto adesso, dopo l’attacco che è stato portato al cuore della Francia e ai suoi valori di libertà e laicità. Molière è un simbolo di questi valori: fu perseguitato e minacciato dall’Inquisizione per l’opera Il Tartufo.
Molière inoltre riuscì nello scopo di portare la commedia alla dignità della tragedia: conferì alla commedia la capacità di rappresentare la vita e l’“uomo eterno” (secondo l’espressione di Sergio Cigada), cioè l’essenza di cosa sia l’uomo e di cosa significhi la sua vita.
Il malato immaginario fu scritta come comédie-ballet, cioè come commedia con intermezzi musicali e danzati. Questi intermezzi conferiscono all’opera un aspetto di divertissement, paradossale nella rappresentazione di un uomo ossessionato dalla malattia e dalla morte. Questa ambivalenza fa sì che Il malato immaginario possa essere rappresentato in modi molto diversi: uno è farsesco, caratterizzato da una comicità crassa, l’altro ha una tonalità quasi tragica, di humor nero. La Comédie-Française si è cimentata con entrambe le tipologie di allestimento, rispettivamente negli anni Settanta e nel 2000.
Quali sono la funzione e il significato del prologo e degli intermezzi cantati e danzati?
Il re Luigi XIV amava molto la danza e gli spettacoli grandiosi. Molière si associò con Lully e iniziò a comporre comédies-ballets (la prima della quali fu Il borghese gentiluomo) con l’obiettivo di realizzare una commedia che fosse un’opera d’arte totale, anticipando di secoli l’idea poi concepita da Wagner. Gli intermezzi sono anche fondamentali per l’aspetto meta-teatrale dell’opera: in ciascuno di essi entrano in scena attori, ballerini, comici dell’arte che si presentano come tali.

Il meta-teatro è un elemento costante nelle opere di Molière.
In ogni commedia di Molière c’è un personaggio che allude al teatro, alla finzione, all’essere in scena, che è la vita stessa. Tutta l’opera di Molière parla della vita e, in filigrana, del teatro come vita. Inoltre, c’è sempre un’allusione auto-biografica, attraverso cui l’autore mette in scena le proprie debolezze. Ne La scuola delle mogli, Molière parla del suo matrimonio, proprio nel periodo in cui sua moglie lo tradiva. Nel Malato immaginario questa dimensione sfocia in un triste paradosso. Molière rappresentò la commedia mentre era gravemente malato: stava recitando il ruolo di Argante nel momento in cui morì.
Secondo Valerio Magrelli, quella del “malato immaginario” è una figura attuale, che riemerge nelle manie salutiste dei nostri giorni. É d’accordo?
Sì, le manie salutiste possono essere lo specchio di una malattia sociale, una sorta di ossessione del corpo che nasconde l’ossessione per la morte. La nostra società ha rimosso l’idea della morte: rifiuta di prenderne atto, di considerarla una parte della vita su cui bisogna riflettere. Con la conseguenza di cadere nell’eccesso opposto, cioè nella spettacolarizzazione morbosa della morte.
Cosa si aspetta dall’allestimento di Andrée Ruth Shammah?
Andrée Ruth Shammah è una dei registi che più ammiro: conosco la sua venerazione per il teatro francese. Se c’è una regista in grado di comprendere fino in fondo la complessità di Molière, la sua intima teatralità, quella è lei: sono sicura che saprà attualizzare tutto ciò che il testo di Molière contiene. Credo anche che questo spettacolo rappresenti un nuovo inizio per lei, che ha avviato la sua carriera insieme Franco Parenti proprio sui testi di Molière.
12 FEBBRAIO – 1 MARZO
IL MALATO IMMAGINARIO Omaggio a Franco Parenti di Molière traduzione Cesare Garboli |
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