C’era una volta la brava gente

di Alessandra Goggio
di Alessandra Goggio

Vi siete mai chiesti cosa succeda realmente quando il sogno americano si scontra con la realtà di un paese in cui il divario fra le varie classi sociali è spesso insormontabile? O ancora, cosa accade quando, quasi per miracolo, il ragazzino dei bassifondi riesce a scappare dal suo destino e a diventare qualcuno?

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Good People, testo teatrale del premio Pulitzer 2007 David Lindsay-Abaire e presto in scena sul palco del Franco Parenti nella regia di Roberto Andò, cerca di rispondere a questi interrogativi: attraverso una prospettiva “dal basso”, quella di Maggie (Michela Cescon), disoccupata e madre single di una figlia nata prematura e affetta da handicap, la pièce osserva con occhio cinico il mondo di coloro che invece sono riusciti a sfuggire, un po’ per bravura, un po’ per un colpo di fortuna, a una vita di stenti. Ed ecco che allora Mike (Luca Lazzareschi), lo scapestrato ragazzino attaccabrighe ma allo stesso tempo l’unico a essere stato in grado di abbandonare la miseria del South, quartiere di Boston a vocazione operaia, si trasforma in una sorta di contraltare di Margie, sua ex fidanzatina di scuola. Il senso del testo risiede tutto nello scontro fra queste due figure, dotate di un passato comune, ma destinate a un futuro ai poli opposti della scala sociale americana. Mentre Margie, con un’ironia e sagacia che pare quasi sull’orlo di scadere in volgarità, accusa Mike di aver tradito le proprie origini, l’uomo oscilla perennemente fra revanchismo sociale e sentimenti di umanità, senza in realtà mai arrivare a una posizione decisa.

Né Margie, né Mike sono “good”, anche se all’inizio lo sembrano: ognuno di loro mostra invece, proprio nel confronto l’uno con l’altra, l’esistenza di milioni di differenti sfaccettature caratteriali che li sottraggono a qualsiasi definizione. Così come a ogni definizione si sottrae questa pièce, che si colloca a metà fra dramma e commedia e che, sotto l’apparente banalità dei suoi dialoghi serrati nasconde invece una profonda riflessione sui rapporti interpersonali e sui presupposti di matrice sociale che spesso predeterminano le nostre esistenze.

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Tuffandosi nell’America vera, Lindsay-Abaire ci regala una pièce di potente impatto, adattabile anche alla realtà nostrana, anch’essa dilaniata da condizioni politiche, economiche e sociali sempre peggiori che rendono il vivere una gara a chi sopravvive meglio. Ma soprattutto Good people ci svela un segreto del nostro tempo e cioè che non c’è via di mezzo: o si è buoni, o si è contemporanei.

2 – 10 FEBBRAIO

GOOD PEOPLE

di David Lindsay-Abaire
traduzione di Roberto Andò e Marco Perisse (Testo pubblicato da Bompiani, 2014)
con Michela Cescon, Luca Lazzareschi, Loredana Solfizi, Roberta Sferzi, Nicola Nocella, Esther Elisha
regia Roberto Andò

!Giovedì 5 febbraio, ore 18.30
HOW GOOD PEOPLE MAKE BAD SOCIETY
Lezione Magistrale di Zygmunt Bauman

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