GenderFedra

di Emanuela Mugliarisi
di Emanuela Mugliarisi

La Fedra ambigua e obnubilata dalla passione nell’originario mito di Euripide; quella più sanguinosa e truce nella resa di Seneca; la versione più cervellotica e artefatta nella tragedia di Racine, per arrivare, ça va sans dire, alla demoniaca e folle Fedra di D’Annunzio nel ‘900. Tanti sono stati nei secoli gli omaggi letterari nei confronti di questa affascinante figura di donna tragica che, innamorata del figliastro Ippolito, non trova altra via, se non il suicidio, per risolvere la sua incestuosa e inopportuna passione amorosa.

In attesa di Fedra – Diritto all’amore di Eva Cantarella, in scena con Galatea Ranzi dal 5 al 16 novembre, abbiamo incontrato Maria Bettetini (docente di storia della filosofia allo IULM, nonché poliedrica ricercatrice, scrittrice e giornalista), che giovedì 6 novembre alle 18 sarà protagonista, in dialogo con l’autrice del testo, dell’incontro Quale Fedra?. 

Insieme a lei abbiamo cercato di superare i confini semantici di ‘vittima’ e ‘carnefice’, e di ragionare sull’importanza, oggi, di una figura tanto affascinante quanto distante dall’originario contesto culturale.

Phèdre (1880), di Alexander Cabanel
Phèdre (1880), di Alexander Cabanel

Fedra: una donna spinta al suicidio da un amore sbagliato. Con i numerosi casi di donne violentate o uccise dai loro compagni, di cui si sente parlare quotidianamente, possiamo dire che l’opera parla alla contemporaneità?

Assolutamente. Fedra è spinta al suicidio perché la violenza attuata su di lei non è di tipo fisico, come fa intendere nella lettera scritta per vendicarsi di Ippolito e lasciare intatta la sua immagine sociale, ma di tipo culturale e psicologico. È una donna estromessa dalla vita civile e politica, che ama e desidera qualcosa di moralmente inadeguato e pregiudicato. Senza contare che sia suo marito Teseo, che Ippolito (il di lui figlio avuto da un precedente matrimonio) sono estremamente maschilisti: Ippolito odia le donne, non lo nasconde mai nel corso dell’opera e rifiuta con estrema crudeltà l’amore della protagonista. Per non tacere del pianto di Teseo alla morte di Fedra, quanto di più raccapricciante si possa immaginare: piange la morte della donna poiché ha perso colei che gli faceva compagnia, colei che considera come una “suppellettile”.

Quale può essere secondo lei il contributo di un’opera come Fedra nel sensibilizzare la riflessione su temi come la diversità, la libertà di scelta, l’intelligenza sentimentale e – soprattutto – il rispetto verso la donna? 

È vero che oggi siamo in un contesto diverso da quello di Euripide: le donne possono studiare, partecipare alla vita politica, sono tendenzialmente più libere di scegliere la vita sentimentale che preferiscono; ma ricordiamoci che queste conquiste sono relativamente recenti, e acquisite da pochi decenni. Se ancora sentiamo parlare di maltrattamento, violenza, discriminazione nei confronti delle donne è perché nelle istituzioni e in famiglia non si è ancora capaci di sviluppare percorsi che educhino i bambini fin da piccoli in questo senso. In veste di delegato del Rettore dello IULM per le attività legate alle pari opportunità cerco di portare avanti questa sensibilizzazione verso le tematiche femminili attraverso l’attività del Centro Inter Universitario, una rete che abbiamo costituito con altre cinque università di Milano (Statale,Politecnico, Bocconi, Bicocca, S.Raffaele) per promuovere gli studi di genere. Quello che vogliamo promuovere con questo progetto è una particolare attenzione alla disciplina dei gender studies affinché ci sia maggiore sensibilizzazione, affrontata non solo con la passione o con l’ideologia politica, ma soprattutto attraverso l’intelligenza e lo studio.

Sappiamo che ha avuto modo di leggere in anteprima la drammaturgia scritta da Eva Cantarella: qualche anticipazione? 

Come è noto, il testo è per una sola attrice. Tutta la vicenda, quindi, è narrata dall’unica voce di Fedra/Galatea, e questo è molto coerente con la struttura della tragedia in generale: come sappiamo già lo stesso Aristotele, parlando delle tre unità del teatro, sottolineava quanto il racconto fosse lo strumento più adeguato e utile per conseguirle e soprattutto per tenere desta l’attenzione del pubblico. Della resa scenografica non so ancora nulla: mi auguro solo che non ci sia un eccesso di modernità che rischia di stravolge l’opera originaria (come spesso è accaduto in diverse regie contemporanee), ma nemmeno una resa eccessivamente filologica.

Maria Bettetini (seconda da sinistra) e tre titoli da lei firmati, Petite Histoire de Mensonge (Hachette),  Quattro modi dell'amore (Laterza), Contro le immagini (Laterza)
Maria Bettetini (seconda da sinistra) e tre titoli da lei firmati, Petite Histoire de Mensonge (Hachette), Quattro modi dell’amore (Laterza), Contro le immagini (Laterza)

5 | 16 novembre @ Teatro Franco Parenti

FEDRA – DIRITTO ALL’AMORE

testo originale di Eva Cantarella, con Galatea Ranzi, regia e immagini Consuelo Barillari 

Giovedì 6 novembre, ore 18

QUALE FEDRA?
Conversazione con Eva Cantarella e Maria Bettetini

ingresso libero con prenotazione obbligatoria a promozione@teatrofrancoparenti.it

Informazioni e prenotazioni: 02.59995206

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, 20135, Milano (MI)

http://www.teatrofrancoparenti.it

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