
Un novello esodato e una capricciosa ministra, la cui postura un po’ rigida e il taglio di capelli tradiscono una vaga somiglianza con donne di governo realmente vissute, sono i protagonisti di L’ho fatto per il mio paese. Antonio Cornacchione veste i panni della vittima di una riforma del lavoro che l’ha reso uno dei «180 sfigati» sacrificati per il ri-sollevamento dell’Italia, condotto dalla propria tragica sorte a rapire la ministra (Lucia Vasini) che ha firmato la sua condanna.
Scritta da Francesco Freyrie e Andrea Zalone, già autori di Crozza nel paese delle meraviglie, e diretta da Daniele Sala, la commedia – in scena al Teatro Franco Parenti dal 4 al 7 luglio – contrappone due stereotipi dell’Italia contemporanea, oscillando tra il disprezzo nei confronti della classe politica – distante dalle esigenze di una società che non conosce – e la solidarietà verso il solito popolo ignorato e vessato da imposizioni che lo travolgono, inerme, dall’alto. Lo stereotipo si riflette sulle scelte di regia: la casa dell’indigente appare come un sotterraneo le cui pareti sono ricoperte da cartoni di uova, residuo di un’adolescenza trascorsa a sognare di diventare un gran chitarrista, e collezioni di automobiline d’epoca, il cui vago sapore rétro denuncia la nostalgia verso un epoca che l’Italia sembra aver dimenticato. L’agenda della ministra è colma di appuntamenti dall’estetista, i suoi movimenti sono sempre parchi, studiati per esemplificare una condizione sociale elitaria e una educazione altoborghese che le ha consentito di cavalcare un cursus honorum di prima categoria.
Eppure gli autori, così come non idealizzano le rivendicazioni dell’infermiere, donchisciotte spavaldo ed incompetente, non arrivano a demonizzare il ministro, il cui snobismo nasconde una frustrazione personale. Riforma e rapimento appaiono entrambe come due scelte calcolate, seppur maldestramente, per risolvere una crisi collettiva, in nome di una nazione tanto amata, i cui risultati lasciano alquanto a desiderare. Mentre i due litigano, il governo che con la riforma del lavoro ha provato a ripristinare un’economia cade e la ministra, disagiata in un ambiente poco elegante come la stamberga in cui è sequestrata, manifesta il rimpianto di non aver mai intrapreso una carriera poetica; il gesto inconsulto dell’infermiere, ben lungi dal determinare il ritiro della riforma, rende il rapitore uno zimbello dei media che dileggiano un gesto compiuto senza alcuna professionalità criminale.
L’ho fatto per il mio paese è il frutto delle esperienze maturate nella televisione delle trasmissioni comiche, il cui pubblico, il più ampio che sia mai raggiungibile, non stenta a riconoscere sul palco il linguaggio immediato della propria quotidianità e, distanti da ogni forma di sublimazione, quei disagi per i quali ridere diventa, se non una soluzione, un vago – eppur necessario – conforto.
4 | 7 luglio ore 20.00 @ Teatro Franco Parenti
L’ho fatto per il mio paese
con Antonio Cornacchione e Lucia Vasini
testo di Francesco Freyrie, Andrea Zalone
scritto con Antonio Cornacchione
regia di Daniele Sala
Informazioni e prenotazioni: 02.59995206
Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, 20135 Milano (MI)
Rispondi