
Brecht Frammenti va in scena il 18 e 19 giugno al Teatro Franco Parenti. Lo spettacolo nasce nell’ambito di un progetto curato da Valentina Garavaglia, docente del Laboratorio sui mestieri del Teatro della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM: gli studenti del Laboratorio hanno rielaborato Terrore e miseria del Terzo Reich di Bertolt Brecht, interpretato sulla scena dagli allievi del I e II anno dell’Accademia di formazione per attori del Centro Teatro Attivo di Milano. A coordinare il lavoro, il regista Fabio Cherstich, la fondatrice del C.T.A. Nicoletta Ramorino e l’attrice Annina Pedrini. Curiosi di saperne di più sulla messinscena, abbiamo «disturbato» i giovani attori durante le prove, a pochi giorni dal debutto…
Come mai la scelta è caduta su questo testo?

Il male, per evitarlo, devi conoscerlo. E il nazismo, calpestando a tal punto ogni valore, finisce per assurgere a simbolo stesso del male e di negazione dell’uomo. Non si crede più in niente, non ci si fida più di nessuno, sembra che la vita stessa non sia più degna di essere vissuta. Questo mi ha colpito più di tutto.
Cosa hai evinto dallo stile e dal contenuto brechtiani?

Mi sono recato nei luoghi dei campi di concentramento, ho studiato antologie, letto libri e visto film sugli orrori del nazismo. Ma ho capito di più leggendo Brecht: il testo ti mette davanti ai fatti in modo spaventoso, mostrando il punto di vista di tutti, dalle SS ai fornai. A nessuno resta niente se non un’immensa sfiducia e diffidenza verso tutti, anche verso i propri familiari – e questo mette i brividi. Fabio Cherstich è riuscito a rendere pienamente il testo di Brecht, le sensazioni che esso procura. Anche nella lettura in chiave comica data a certe scene, ha mantenuto aderenza al testo: d’altra parte, non è forse il macabro l’anima oscura del comico?

Studiando recitazione a New York, ho sentito una grande distanza fra il teatro americano e quello italiano: mi sembra che il primo si focalizzi più sui drammi quotidiani del singolo e il secondo prediliga i grandi temi messi in situazione. Così Brecht presenta, entro un meccanismo corale, sentimenti che toccano nel profondo ogni singolo individuo, riportando alla quotidianità della dittatura del Terzo Reich.
Qual è la forza della vostra messa in scena?

La massa: quando siamo tutti in scena, lo spettacolo è più potente e la qualità di emozione è sensibilmente diversa. D’altra parte stiamo parlando di uno spettacolo corale! Essere diretti da un regista così giovane, ma già affermato, è una fortuna: ha una cultura che gli permette di sapere cosa mettere in scena e come farlo al meglio, attraverso idee fresche, innovative.

Parlaci del percorso che vi ha portati alla realizzazione dello spettacolo…

È stata un’esperienza qualificante: siamo stati diretti in modo professionale e organico, non frastagliato, come invece può accadere durante la preparazione di uno spettacolo conclusivo a un corso di recitazione. Ogni attore vive un processo maieutico con il testo e con il proprio personaggio, arrivando da sé alla comprensione dei significati del lavoro, fino ad assumere una posizione ben definita all’interno del quadro. Poi si uniscono le forze e arriva il bello. Inoltre essere tutti molto giovani, compresi gli studenti dello IULM che fanno da aiuto regia, rende il lavoro divertente e brillante.
Perché vedere Brecht Frammenti?

Lo spettacolo nasce da un lungo studio sul personaggio, affrontato secondo il metodo Alschitz (o della verticale del ruolo), poco usato in Italia. Questo ci ha portati a scavare nelle viscere del testo, dei personaggi e del background culturale di ognuno di essi. È difficilissimo riuscire a trovare la chiave per entrare nel lavoro, ma ci siamo impegnati varcando le soglie di una dimensione delicata e profonda che non avevamo mai sperimentato prima.

Si tratta di un testo molto particolare, composto da ventiquattro scene drammatiche. Questo ha reso possibile una realizzazione “virtuosistica” dei cambi di scena, che danno vita a immagini molto suggestive, a una sorta di sequenza fotografica di grande impatto. Credo che la realizzazione scenica dello spettacolo rifletta in qualche modo il lavoro preparatorio che ne sta alla base, che ha visto succedersi momenti di maggiore leggerezza a momenti di estrema disciplina, garanzia di una grande capacità registica.
Cosa vorresti dire al pubblico che verrà a vedervi?

Non venite tanto per emozionarvi, quanto per riflettere. È Brecht a chiederlo, trattando di tematiche primariamente umane entro l’ottica estraniante tipica del suo teatro. Secondo questo stesso concetto di estraniazione, noi attori dobbiamo rimanere sempre un po’ fuori, distanti dai nostri personaggi.
18-19 giugno ore 21 @ Teatro Franco Parenti
Il Laboratorio sui Mestieri del Teatro della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
in collaborazione con
Il Centro Teatro Attivo di Milano
presentano
BRECHT FRAMMENTI
progetto a cura di Valentina Garavaglia
coordinamento di Fabio Cherstich
Informazioni e prenotazioni: 02.59995206
Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, 20136 Milano
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