Intervista a Maddalena Mazzocut-Mis

In occasione del debutto di La voce di Giocasta, in scena al Teatro Franco Parenti dal 2 al 4 aprile, abbiamo intervistato l’autrice del testo Maddalena Mazzocut-Mis, docente di Estetica all’Università degli Studi di Milano.
Lo spettacolo appartiene al progetto VARIAZIONI SUL MITO. Costellazioni da Edipo realizzato in collaborazione dall’Università degli Studi di Milano e il Teatro Franco Parenti, che prevede un convegno e alcune letture sceniche dedicate alla figura di Edipo. (Programma completo su http://www.teatrofrancoparenti.it)

Come è nata l’idea di concentrarsi su Giocasta?
Lo spettacolo nasce da una produzione del 2009 all’Olimpia di Vicenza, in occasione del cinquecentenario della nascita del Palladio. La prima rappresentazione in quell’occasione fu un Edipo importante, incorniciato in una grande scenografia di Tebe e accompagnato dalle musiche di Azio Corghi. Le musiche e la scena sono rimaste, ma abbiamo cambiato prospettva, ripartendo dalle Fenicie di Euripide, invece che da Sofocle. Lì Giocasta non muore, anzi apre la tragedia nel prologo raccontando, in un lungo discorso antefatti della torbida vicenda che riguarda la sua famiglia; sarà poi in un volgarizzamento cinquecentesco di Ludovico Dolce che la prospettiva sarà completamente ribaltata sul femminile. Questo precedente mi ha dato l’ispirazione, congiunta alla rilettura del testo sofocleo e in particolare di un passo, quello in cui Edipo chiede alla madre-moglie come era Laio e lei risponde “ti assomigliava”. Una risposta ambigua, che rivela che forse Giocasta sapesse fin dall’inizio, ma non volesse ammettere nemmeno a se stessa. Così ho deciso di fare un viaggio dentro di lei, e di mettere da parte Edipo, che infatti in La voce di Giocasta non appare.
Che cosa aggiunge questa nuova prospettiva al mito e alla sua interpretazione?
L’elemento della ricerca ossessiva, dell’inchiesta, che è fondamentale nella tragedia rimane molto forte. Si aggiunge un carico di pathos su elementi drammatici che nell’originale greco sono meno evidenti. Ad esempio l’abbandono di Edipo quando era bambino sul monte Citerone; di quell’abbandono ‘la madre’ Giocasta, deve avere tremendamente sofferto, ma questo è un elemento trascurato anche dalla tradizione. Mi pareva poi di intuire che ‘la donna’ Giocasta fosse sempre stata in fondo infelice nella vita coniugale con un uomo oscuro come Laio, e paradossalmente avesse trovato un sprazzo di felicità in quel rapporto, seppur malato, con il figlio marito. Volevo anche far emergere questo: il suo lato eminentemente femminile di moglie e madre.

Fin dal nome della stirpe dei Labdacidi, di cui fanno parte Laio ed Edipo, c’è qualcosa di rotto e sinistro: il nome infatti deriva da ‘labda’, vecchio nome della ‘lambda’, carattere greco λ, una lettera zoppa, così come Edipo, Οἰδίπους, letteralmente ‘luomo dai piedi gonfi’. Nel nome di Giocasta, Ιοκάστη, invece, c’è l’idea della guarigione (il suo nome significa ‘colei che guarisce dal veleno’). E’ lei la cura da questa colpa infinita che ha colpito la sua famiglia?
La colpa pervade sempre la parte maschile della famiglia, Edipo è parte integrante della colpa e della condanna e non riuscirà nemmeno tramite il suo accecamento a guarire questo male. Giocasta invece, alla fine, si congiunge alla purezza di Antigone, la guarda negli occhi, e forse solo in quegli occhi limpidi come l’acqua, quelli della giovane donna, si intravede una speranza.
Insomma: assolve Giocasta?
Non saprei dirlo, e in parte sarà poi anche il regista a rispondere. Ma penso che la sua figura non smetta di essere controversa e compromessa. Non potrei assolverla, ma non saprei nemmeno condannarla, se non per il suo silenzio, per il suo essere stata in disparte. Mi chiedo cosa avesse potuto fare, d’altro canto. Non la perdona certo Edipo, e quando lei, anche in questo spettacolo, gli chiede le mani e lo implora, Edipo non le risponde. Ho provato a chiedere a mio figlio se secondo lui Edipo le tenderà le mani, e lui, da bambino, mi ha risposto di no.

LA VOCE DI GIOCASTA
di Maddalena Mazzocut-Mis
musiche di scena di Azio Corghi e di Sergio Sorrentino
(tratte dal brano “De Nocturno Visu”)
con Annig Raimondi, Sergio Sorrentino, chitarra elettrica
regia di Paolo Bignamini
2|4 aprile @ Teatro Franco Parenti
Informazioni e prenotazioni: Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14 Milano, tel. 02.59995206
SAVE THE DATE – Eventi pomeridiani (ingresso libero):
Giovedì 3 aprile | ore 18.00
Convegno EDIPO, RE E VITTIMA
Intervengono Paolo Inghilleri (UNIMI), Alberto Bentoglio (UNIMI), Monica Centanni(IUAV), Maddalena Mazzocut-Mis (UNIMI), Daniela Sacco (IUAV).
A seguire: lettura scenica IL TEATRO DELLA SFINGE
di Stefano Bartezzaghi, con Annig Raimondi e Antonio Rosti
a cura del Centro studi classicA | Iuav e Engramma
Venerdì 4 aprile | ore 18.00
Lettura scenica “I FIGLI DI EDIPO”
con Annig Raimondi e Antonio Rosti
a cura del Centro studi ClassicA – IUAV e Engramma
Informazioni : 0259995206
L’ha ribloggato su gitaalfaro.