
Cornice del nostro incontro è il Cafè Rouge, di fronte a un toast e una spremuta d’arancia (Lei), un taccuino e una matita (io). Si parla dell’evoluzione continua del suo lavoro di regista, e dell’imminente allestimento de Gli Innamorati di Carlo Goldoni.

Decisa e diretta, mi spiazza chiarendo subito una premessa essenziale per comprendere il suo lavoro: quando sul palco un attore offre al pubblico «qualcosa in più di se stesso», proprio quel plus segnato dal silenzio e dall’esplosione dell’applauso finale, diventa teatro puro, indiscutibile. È sincera: «Dovrei dire il contrario. Dovrei dire: “Eh, la regia…”». E invece no: quando l’interprete si concede integralmente e cattura l’attenzione del pubblico, si trova la radice della comunicazione teatrale. Una dichiarazione provocatoria: se uno spettacolo è giusto, non arrivano le scene, non appaiono i costumi – elementi sì fondamentali, purché non sostituiscano la regia e la parola incarnata dall’intensità dell’attore – ma si dà un risultato. E confida, senza mezzi termini: «il maggior complimento lo ricevo quando il pubblico mi dice di amare un mio lavoro senza saperne spiegare le motivazioni». Io incalzo (ottuso): nelle note di regia di Ambleto parla, appunto, di regia come rinuncia. Mi corregge: la regia c’era, altroché! La rinuncia, semmai, era a tutte le convenzioni esteriori che bloccano la comunicazione teatrale.

E dalla comunicazione arriviamo dritti a Goldoni, per ragionare assieme sulla modernità de Gli Innamorati. Per Andrée Ruth Shammah la condizione indispensabile è il lavoro di scavo sul testo: si tratta di aprire dei varchi in grado di far percepire che inquietudine e nevrosi sono precedenti alla trama, senza compromettere il ritmo e la vivacità di Goldoni. Con l’aiuto di Vitaliano Trevisan ai dialoghi, di Gianmaurizio Fercioni (alla scenografia), Michele Tadini (alle musiche) e dell’intera compagnia – chiamata a interrogarsi di continuo sull’opera e sul perché due giovani non riescono ad amarsi – si lavorerà a una messinscena in grado di fondere sensibilità moderna e rispetto del testo. Sarebbe troppo semplice rivestire di blue jeans i protagonisti della commedia e tirare in ballo l’attualizzazione, facendone un’operazione puramente esteriore: più complicato, invece, è dichiarare che ci troviamo a teatro, oggi, senza simulare la verosimiglianza. Lavorando su una semplicità che si ottiene attraverso una grande fiducia nel teatro e la consapevolezza dei propri mezzi, senza aggirare la paura, anzi: aumentando gradualmente il livello di rischio. E aspettando sempre l’impagabile momento in cui: «Tac! Scatta quel quid che fa teatro».

GLI INNAMORATI
di Carlo Goldoni
drammaturgia Vitaliano Trevisan
Uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah, con Marina Rocco, Matteo De Blasio, Roberto Laureri, Elena Lietti, Alberto Mancioppi, Silvia Giulia Mendola, Umberto Petranca, Andrea Soffiantini
scene Gian Maurizio Fercioni, luci Gigi Saccomandi
produzione Teatro Franco Parenti
26 marzo| 6 aprile @ Teatro Franco Parenti
SAVE THE DATE:
Mercoledì 2 aprile ore 18
Lectio Magistralis di Massimo Recalcati — Della nevrosi in amore
per il ciclo Classici, che passione!
info e prenotazioni: 02.59995206 www.teatrofrancoparenti.it
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