Don Giovanni: all’ombra di un mito in fiore

di Livio Giuliano

Gran rentrée per Il Don Giovanni di Filippo Timi, che torna al Teatro Franco Parenti dal 25 febbraio dopo una tournèe che ha fatalmente irrettito spettatori di ogni ordine, genere e grado. Ne approfittiamo  per viaggiare nel tempo, alla ricerca del mito del seduttore par excellence: Don Giovanni (o Don Filippo?!). TIMI DON GIOVANNI

Nell’opera di Mozart, Don Giovanni, eccitato come un fanciullo, alla vista di tutte le donzelle da concupire, non può trattenere un urlo di giubilo – «Viva la libertà!» – cui gli fanno ipocritamente eco gli ospiti mascherati, alla sua dimora per vederlo volentieri sotto terra. Il pubblico più bigotto ha manifestato la propria simpatia nei confronti delle donne sedotte e abbandonate da tanto cinismo; Don Giovanni, tuttavia, è l’unico sincero quando inneggia alla libertà. Nessun altro: certo non Donna Elvira, rimasta schiava di una passione verso quest’uomo incapace di provare amore, non Donna Anna, la cui integrità d’aristocratica obbliga a un codice ferreo, e nemmeno la contadina Zarlina che, seppur debole alle provocazioni del maliardo, rimane incatenata ai buoni propositi matrimoniali.

Un memorabile John Barrymore nei panni di Don Juan nel film « Don Giovanni e Lucrezia Borgia». Il film - del 1926 - è di Alan Cronsland, ed è la prima pellicola accompagnata da una colonna sonora.
Un memorabile John Barrymore nei panni di Don Juan nel film  Don Giovanni e Lucrezia Borgia. Il film – del 1926 – fu diretto da Alan Cronsland, e fu  la prima pellicola accompagnata da una colonna sonora.

Scriveva Kierkegaard: «Di un siffatto seduttore [Faust] la forza è la parola, il che vuol dire: la menzogna. […] Un tale seduttore è di tutt’altra specie rispetto a Don Giovanni». La fama di Don Giovanni è determinata dalla sua qualità di adescatore istintivo, cui non serve il calcolo, avventato e per questo sincero, proprietà che lo resero modello di vita per cinici e libertari, oggetto del desiderio per i farisaici, topos culturale di un Occidente contraddittorio.

Don Giovanni compare per la prima volta in una leggenda popolare in età moderna: il dissoluto invita beffardamente a cena la morte, la quale, presentandosi al banchetto, lo trascina con sé negli inferi. Tirso de Molina ne fa soggetto del suo moraleggiante Burlador de Sivilla (1625), dove la morte è il meritato castigo per empietà e lussuria. Eppure, si sa, l’uva è acerba per la volpe che non riesce a raggiungerla: così, a coloro che religione, società e moralismi di sorta non consentono di festeggiare licenziosamente la libertà, conviene spedire l’emblema della vita estetica all’inferno, dove non può più fare da cattivo esempio.

La copertina di Don Giovanni, di S. Kierkegaard.
La copertina di Don Giovanni, di S. Kierkegaard.

Mozart e Lorenzo Da Ponte – il librettista del più noto dei drammi giocosi –  non sono certamente campioni di rettitudine: pur dando la morte al protagonista, come prescrive il modello, ai suoi calunniatori negano il lieto fine sperato. Senza eccessivi patimenti, apparentemente sopraffatto dalla propria dismisura (anatema della civiltà cristiana), l’abietto scivola all’inferno con la stessa leggerezza con cui concupisce ogni donna, giovane o vecchia, «purché porti la gonnella».Vincendo la sfida contro il fantasma del Commendatore – l’inesorabile condanna umana alla dipartita – il mito di Don Giovanni rimane incessantemente vivo nella tradizione occidentale: da Molière a Filippo Timi, passando per Goldoni, Lord Byron e Kierkegaard, il tema della seduzione si rivela croce e delizia di ogni tempo.

W.A. Mozart e Lorenzo Da Ponte
W.A. Mozart e Lorenzo Da Ponte

«Ah la mia lista doman mattina d’una decina devi aumentar»: andando ben al di là delle sue previsioni, ora Don Giovanni può vantare di aver indubbiamente superato la soglia di 1003, quel numero dispari – ossessione di Kierkegaard –che nelle parole del servo Leporello segnalava un elenco di conquiste, ancor oggi e per sempre in fieri.

La copertina di Don Giovanni o l'amore per la geometria, di Max Frisch.
La copertina di Don Giovanni o l’amore per la geometria, di Max Frisch.

Bibliografia (teatro, musica, cinema e filosofia) per aspiranti seduttori

1630 – L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra,  commedia di Tirso De Molina

1665 – Don Giovanni o Il convitato di pietra, tragicommedia di Molière

1736 – Don Giovanni Tenorio, tragicommedia di Carlo Goldoni

1822 – Don Giovanni, poema di George Gordon Byron

1830 – Il convitato di pietra, dramma di Aleksandr Sergeevič Puškin

1887 – Don Giovanni explains – Don Giovanni si rivela, dramma di George Bernard Shaw 

1953 – Don Giovanni o l’amore per la geometria, commedia di Max Frisch

1976 – Don Juan, commedia di Dacia Maraini

2005 – Don Giovanni, o Il dissoluto assolto, pièce di José Saramago

1761 – Don Juan, balletto di Christoph Willibald Gluck

1776 – Il convitato di pietra ossia Il dissoluto, opera buffa di Vincenzo Righini

1787 – Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, opera di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte

1841 – Reminiscenze dal Don Giovanni, brano per pianoforte di Franz Liszt basato su motivi dell’opera di Mozart

1869 – Il convitato di pietra, opera di Aleksandr Dargomyžskij che ha come libretto il dramma di Puškin

1888 – Don Giovanni, poema sinfonico di Richard Strauss

1926 – Don Giovanni e Lucrezia Borgia, film diretto da Alan Crosland

1960 – L’occhio del diavolo, film diretto da Ingmar Bergman

1970 – Don Giovanni, film diretto da Carmelo Bene

1843 – Don Giovanni, saggio filosofico di  Søren Kierkegaard

Umberto CuriFilosofia del Don Giovanni. Alle origini di un mito moderno, Bruno Mondadori, Milano 2002.

IL DON GIOVANNI
Vivere è un abuso, mai un diritto
di e con Filippo Timi
27 febbraio | 27 marzo @Teatro Franco Parenti
Info e prenotazioni: http://www.teatrofrancoparenti.it

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