
«Quando fotografo mi sento me stessa. Questa è la fortuna di chi fa veramente ciò che ama». Sono le parole con cui Lidia Bagnara ci guida a scoprire le emozioni della vita che scorre dietro a un obiettivo: trentotto fotografie di viaggio realizzate dal 1991 al 2001, raccolte nel volume A occhi chiusi (Skira editore, testi di Giovanna Calvenzi e Andrea Emiliani, euro 33,15) sono il fil rouge della mostra presentata lunedì sera al Franco Parenti, aperta al pubblico con ingresso libero da martedì 4 febbraio a domenica 9 febbraio – dalle 10 alle 22 – nel foyer alto del teatro. «La vista non è fondamentale – sottolinea con calore l’artista all’inaugurazione – è il cuore che deve sentire quando è il momento giusto per scattare».

E sembra proprio che il cuore non l’abbia mai tradita, a giudicare dalle sensazioni intense che le sue foto riescono a suscitare. L’India, la Siria, il Libano, Cuba: mete di viaggi desiderati e inseguiti con la passione della scoperta e il piacere della condivisione di ricordi fissati sulla pellicola. Lucia Vasini e Lorenzo Vitalone riescono a creare con le loro domande un clima di curiosità e di coinvolgimento collettivo. Si coglie, nella testimonianza dell’artista, il sapore della rivincita su una vita omologata. Il senso di una sfida vinta con se stessa. «A 39 anni, dopo troppo tempo dietro una scrivania, ho messo da parte le certezza di un posto fisso per correre dietro al mio sogno: viaggiare e poi fotografare».

Gli sguardi corrono sulle pareti, caleidoscopio di mondi lontani, umanità fascinose, misteri esistenziali, richiami a un altrove che la sapienza delle inquadrature cattura e fissa per sempre. E colori che stupiscono, tavolozze di climi e gusti, profumi e sensazioni. Colpo riuscito: il resto lo fa la spontaneità dell’incontro. Sulle prospettive della realtà catturata dalle foto c’è un sipario che non cala mai.
Rispondi