Sappiamo per certo che saprà parlar d’amore: basta volgere il pensiero a Le cose dell’amore, in cui Umberto Galimberti ammette che «si fa presto a dire ‘amore’. Ma quel che c’è sotto a questa parola lo conosce solo il diavolo». Cosa succede, allora, quando l’autore de L’Ospite inatteso riflette su un caposaldo della nostra cultura come il Simposio, dialogo tra i più celebrati di Platone? La lectio magistralis di Umberto Galimberti – prevista per giovedì 6 febbraio al Teatro Franco Parenti – affronta il binomio Amore e follia, creando un ponte ideale tra noi e il testo del IV secolo. Scrive Galimberti nell’introduzione al dialogo edita da Feltrinelli: «L’amore appartiene all’enigma, e l’enigma alla follia». Per Platone gli uomini non sono in grado di dimenticare la follia originata dal mondo che precede la ragione, quello divino. E nonostante siano chiamati ad abitare il cosmo della ragione, quando vengono a contatto con le cose d’amore ritrovano quella follia mai del tutto dimenticata.
«Mediatore tra gli uomini e gli dèi, Eros interviene al limite dell’umano dove il senso gioca col non-senso e dove non si dà nuova parola se non liberando ad ogni istante l’antica follia. Così la condizione simbolica restituisce all’erotismo il suo senso: non solo vicenda di corpi, ma traccia di una lacerazione, e quindi ricerca di quella pienezza (plesmoné) di cui ogni amplesso è memoria, tentativo e sconfitta.»
Giovedì 6 febbraio alle ore 18
Teatro Franco Parenti e Intesa Sanpaolo
presentano
la lezione magistrale del ciclo Classici che passione!
Umberto Galimberti
Amore e Follia
Progetto a cura di Irene La Scala per Associazione Pier Lombardo
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