Part I – An unexpected journey
Giornalista, scrittore, saggista, momentaneamente – o forse per sempre? – prestato alla vita accademica USA, Andrea Sartori condivide con noi il suo avventuroso viaggio di scoperta della cultura americana. Iniziando dalla vita nel campus della Florida University, a Tallahassee…


«Perché non vai in America?», mi ha suggerito una volta un antico collaboratore di Piero Calamandrei che aveva avuto la pazienza di leggere – e lo spirito di apprezzare – alcuni degli articoli che saltuariamente scrivevo per una rivista fiorentina. Motivato dalla sua imbeccata, ho inviato il mio curriculum, l’idea d’un progetto di ricerca sulla narrativa italiana tra le due guerre e l’elenco delle mie pubblicazioni all’American Association of Teachers of Italian.
Il risultato è che – dopo essermi letto avidamente le trenta email in risposta alla mia supplica, e dopo aver preparato in fretta e furia esami dagli esotici nomi di TOEFL e GRE – mi trovo, da un semestre circa, presso la Florida State University di Tallahassee, a lavorare come teaching assistant e a seguire un master in Italian Studies. Insegno la lingua del mio Paese a ventenni americani che non di rado portano nomi italiani, ma che solo una volta superata l’adolescenza hanno deciso di provare a esprimersi attraverso le parole dei loro padri, o forse dei nonni, magari – più probabilmente – dei bisnonni.

Prima di comprare il biglietto aereo e di affrontare la trafila di richiesta e rilascio del visto, ho dovuto però fare una cosa piuttosto ovvia: cercare su Wikipedia che cosa fosse, e dove si trovasse, Tallahassee – un nome che per via del suo suffisso “talassemico” mi evocava mari e sorgenti d’acqua, ma che in realtà significa tutt’altro e deriva dalla lingua dei seminoles, originari abitanti di questa parte settentrionale dello stato federale della Florida.
Bene: avuta la conferma che Tallahassee non era l’allucinazione d’una mente presa reiteratamente a schiaffi dalla crudeltà del lavoro culturale e delle sue condizioni capestro, ho attraversato l’oceano e sono arrivato in città sotto la canicola di fine luglio. Un caldo terrificante. Più della Sicilia. Più di Milano a ferragosto, quando per strada non s’incontra nessuno.
Andrea Sartori
Tallahassee, 25 gennaio 2014
Ottima informazione, grazie per la condivisione!