
“Nella musica si entra come un tutto oppure non si entra affatto”: eppure non è così. Roberto Herlitzka, ne Il soccombente, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Bernhard, dà voce a una terza prospettiva, quella di chi è due volte escluso: né genio, né suicida, il protagonista è un mediocre, inadatto all’arte come alla morte.
A lui il compito ingrato di narrare di Glenn Gould, il virtuoso del piano, e di Wertheimer, l’amico che, abbagliato dall’inarrivabile talento del maestro, alla fine, soccombe. Il suo monologare ininterrotto è bernhardiano fino al midollo: verboso, ridondante, logorroico, ma mimetico della nostra paranoia quotidiana. Tipiche anche le lamentazioni provocatorie sui cattivi maestri, dilettanti e assassini dell’arte. Potrebbe sembrare folle mettere in scena questo testo, ma Herlitzka, attore elegante e raffinato nonché frequentatore assiduo del monologo riesce, con la sua sola voce, ferma e chiara, e pochi gesti a riempire il palcoscenico calandosi alla perfezione nel ruolo.
Come le Variazioni Goldberg di Bach che hanno reso famoso Gould anche la narrazione è un’eterna variazione sul triangolo arte-vita-morte: il genio può e deve dedicarsi all’arte, ai dilettanti si offre il suicidio o la mediocrità della parola. Ciò che tiene in vita il narratore è il racconto maniacale. Il suo io è così rarefatto, folle e allucinato, da essere al limite della schizofrenia; i suoi pensieri si susseguono febbrilmente senza senso, ma sono in realtà legati da una cogenza di fondo, specchio della sua autocondanna alla vita. Per il protagonista la parola non è tuttavia solo condanna, anzi raccontare, in letteratura come a teatro, è il modo di stare al mondo e di salvarsi.
IL SOCCOMBENTE ovvero il mistero Glenn Gould
di Thomas Bernhard
riduzione dall’omonimo romanzo di Ruggero Cappuccio
con Roberto Herlitzka e Marina Sorrenti
regia Nadia Baldi
8|19 gennaio @ Teatro Franco Parenti
Info e prenotazioni: http://www.teatrofrancoparenti.it
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