A Teatro si vive, di Mafia si muore

di Maria Teresa Santaguida Mafie

A teatro si recita, si intrattiene, si fa spettacolo; ma non solo. A volte l’Estetica diventa Etica e il teatro diventa teatro civile. Il legame tra l’arte e la riflessione non si interrompe, anzi si fa più forte: si fa messaggio. Questo è Mafie secondo Andrée Ruth Shammah, e questo è stato l’impegno fin dal lontano ’83, quando l’allora Pier Lombardo cominciò a pronunciare questa parola siciliana, forse araba, dal sapore atavico e amaro, e a renderla spettacolo. Gli anni, per intenderci, dell’incendio al teatro di Palermo che Franco Parenti dirigeva, quelli di Francesco Rosi e dei suoi film, tre dei quali (Salvatore Giuliano, Le mani sulla città e La sfida) tornano a essere proiettati in questo ottobre 2013 in  una rassegna dal nome semplice, Mafie.

Mafie, al plurale, perché se oggi sappiamo che la “cupola” non è una sola, sappiamo che le metastasi, tante, dilagano da nord a sud è perché qualcuno, da più angolature, ha alzato la testa e ha “parlato”.

Lo hanno fatto i magistrati e i testimoni di giustizia nei processi, come quello raccontato ne Il Testimone, in scena il 21 ottobre. Il protagonista e anche autore (assieme a Fabrizio Coniglio) è Mario Almerighi, giudice che dopo l’omicidio dell’amico e collega Giacomo Ciaccio Montalto decide di intraprendere la strada della parola-buona che cerca di fermare la parola-cattiva della diffamazione, della “trattativa” ancora oggi da qualcuno negata.

Lo hanno fatto i protagonisti delle Dieci storie proprio così di Emanuela Giordano in memoria delle stragi di Capaci e via D’Amelio, sulle note degli allievi del Conservatorio di Milano, in scena il 20 e 21 ottobre.

Lo ha fatto Nando Dalla Chiesa nella sua attività quotidiana di testimonianza e lo farà ancora in una tavola rotonda venerdì 18 ottobre in cui si parlerà di Donne e mafia.

Lo ha fatto, appunto, Rosy Canale, e per questo ha rischiato di morire. Perché di Mafia si muore, mentre a Teatro si vive. Il “Malaluna”, il suo locale a Reggio Calabria, era diventato luogo di spaccio, mentre ora vive in uno spettacolo dallo stesso nome e racconta la storia di una-donna-tante-donne, che grazie alla condivisione del dolore sul palcoscenico è tornata alla vita. «In Malaluna indosso un tacco13 come fosse il trono di rivincita su cui ogni donna dovrebbe sedere e proclamare la sua parola di verità», racconta Rosy alla conferenza stampa prima della prima al Franco Parenti, dopo aver recitato questo spettacolo a Soverato, nella sua terra. E devo dirlo: da calabrese come lei, le ho voluto chiedere, con emozione, cosa ci fosse di diverso in questo debutto a Milano; allora lei, timida, mi ha risposto: “Ho paura che l’empatia che ho sentito giù, qui si trasformi in giudizio”. Niente di più semplice: la stessa paura che qualunque meridionale partito “per affrontare il nord”, almeno una volta, ha provato. Rosy Canale

E poi ho pensato che la verità non teme i giudizi. E che in platea, venerdì 18 e sabato 19 ottobre, ci saranno sicuramente almeno un milanese e un calabrese ugualmente disposti all’empatia, e soprattutto ugualmente amanti della verità.

Mafie| dal 18 dal 21 ottobre  

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano

Biglietteria 0259995206- biglietteria@teatrofrancoparenti.it

http://www.teatrofrancoparenti.it/?p=programma-filoni&tag=CAT_MAFIE

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