di Pia Colombo (1984), dottoranda in Lingue e letterature straniere presso l’ Università Cattolica di Milano
Tutte le cose belle finiscono; la malinconia celata in questa frase proverbiale purtroppo è d’uopo a portarsi via anche il nostro TFADDAL, conclusosi ieri sera. Dico “nostro” perché dopo una settimana intensa vissuta insieme a raccontare per voi le emozioni del festival anche noi “critici alla ribalta” possiamo finalmente uscire allo scoperto e rivelarci parte integrante di quella grande famiglia che ha condiviso la sfida di un progetto rischioso sotto molti punti di vista, ma che il riconoscimento curioso del pubblico e l’energia dei suoi giovani partecipanti ha reso assolutamente vincente.
La serata finale ha avuto in primo piano ancora una volta il successo della fiaba romantica in versione techno dei Monstera e l’ironia del teatro interattivo dei Collettivo Cinetico, ma ci ha dato anche il dramma di cosa vuol dire vivere in una famiglia malata nel Pre-Amleto di Cruciani/Santeramo e la tenerezza con cui Teatro Sotterraneo ha ritratto un Amleto bambino, iperprotetto e solitario. L’abituale intervista del ciclo “Col senno di poi” curata da Sara Chiappori e Claudia Cannella per l’occasione si è spostata nel foyer ed è stato un momento per riflettere e tirare le somme su quello che è stato il festival dell’incontro della tradizione a tema Amleto con la sperimentazione di tredici intrepide compagnie under 40.
Un festival che ci ha dimostrato non solo il truismo che Shakespeare è nostro contemporaneo, ma che i più giovani hanno tutto il diritto di prendere i classici e riscriverli, rivisitarli, oltraggiarli anche quanto vogliono, perché in definitiva non ne possono uscire che meraviglie se il lavoro è affidato a interpreti capaci ed entusiasti come si sono rivelati i protagonisti di TFADDAL.
E quindi arrivederci a una prossima edizione; un grande “benvenuto” ad altri progetti come questo.
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