di Maria Lucia Tangorra (1987), laureanda in Lettere moderne presso l’Università Cattolica di Milano
Intervista a Nicola Russo, direttore artistico di Monstera, per “Leonce e Lena” fiaba sulla necessità di essere e la convenienza di non essere
Domanda di rito: avevi già pensato di lavorare su Amleto prima di Tfaddal?
Non era nelle mie intenzioni anche se è un testo con cui devi confrontarti. La cosa interessante di una proposta del genere sta nell’offerta di un tema rispetto a un bando dove ti viene chiesto di presentare un progetto. Ho iniziato a lavorare per associazioni cercando di capire come avrei potuto portare questa proposta al mio mondo e non il contrario.
Come sei arrivato a Büchner?
Ho immaginato altri progetti che non comprendessero un altro testo; quando però ho cercato qualcosa che fosse vicino al mio lavoro sulla contaminazione ho pensato a Leonce e Lena che conosco sin da ragazzino e che desideravo mettere in scena. Associandolo ad Amleto mi sono reso conto che c’era tanto di Amleto in Leonce, un principe affetto da una sorta di melanconia/malinconia che si finge pazzo seppur con una temperatura da commedia rispetto ai toni tragici dell’Amleto.
Come hai operato sui diversi piani della messa in scena?
Ho realizzato una riduzione a quattro personaggi: Leonce, il padre, Valerio e Lena.
Leonce si diverte a parlare con le parole di Amleto come se fossero le sue e io mi sono divertito nel mimetizzare le battute del testo shakespeariano creando anche un gioco con lo spettatore nel riconoscerle.
Sul piano contenutistico, dato che uno dei temi di Leonce e Lena è la noia, mi è sembrato che fare teatro potesse essere un modo per superarla. Ho immaginato di ambientare la vicenda alla fine di una festa prendendo spunto dal monologo di Leonce – «la mia testa è una sala da ballo vuota…» – tanto da ipotizzare che tutto accada in uno spazio irreale, nella testa.
Nella tua carriera hai affrontato Shakespeare in qualità di attore puro diretto da altri registi. Qual è il punto di svolta del lavorare da solo?
Lo Shakespeare che mi sento più vicino è quello del Sogno di una notte di mezza estate in cui interpretavo Puck. Shakespeare è un autore difficilissimo, ma da attore non ti annoi mai di farlo tanto più che amo il teatro che si basa sulla lingua, sulla ricchezza delle parole.
La libertà che mi prendo da quando lavoro da solo consiste nel togliere il più possibile (nessuna scena e costumi contemporanei). Credo che da qualche parte in me ci sia un rifiuto del teatro che passa attraverso un certo modo di recitare o l’uso di effetti speciali; da Elettra, biografia di una persona comune mi accompagna la voglia di andare all’essenziale. Mi piace fare un lavoro che faccia fare un lavoro a chi mi guarda.
LEONCE E LENA
fiaba sulla necessità di essere e la convenienza di non essere
in scena
giov 16 maggio ore 20; ven 17 maggio ore 20 e 22.30; sab 18 maggio ore 20
drammaturgia e regia Nicola Russo
con Michele Nani, Teresa Piergentili, Patrizia Romeo, Nicola Russo
produzione Monstera
in collaborazione con Teatro Vascello (Roma)
http://www.teatrofrancoparenti.it/?p=informazioni-spettacolo&i=709
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