Nel labirinto di Ofelia. L’Amleto con gli occhi del Gruppo Nanou

di Marta Maria Altomare (1989), laureanda in Filologia moderna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Un linguaggio complesso quanto sofisticato contraddistingue il peculiare studio sull’Amleto del giovane Gruppo Nanou: una performance che affianca il movimento dei corpi al contrasto delle luci coordinate alle scelte musicali, che accompagnano lo spettatore nell’evocazione di un’azione che non si vede, ma c’è; nella ricerca di un senso, che apparentemente sembra non esistere.

L’assenza delle parole permette di andare di là della trama, lasciando fluire le impressioni più forti e forse anche quelle rimaste in sospeso: transitano sulla scena dei bicchieri su di un vassoio, una testa di cinghiale imbalsamato, un vestito rosso paillettato, dei pannelli damascati. E Ofelia, esattamente come gli oggetti che appaiono e scompaiono per mezzo dei camerieri, è una presenza sfuggente. Entra ed esce con una maschera che le copre il volto, per brevi attimi, camminando, correndo o volteggiando: inosservata.

L’immagine sfumata della donna si contrappone a quella marcata di Amleto, il quale sulle note di Voilà, Cheek to Cheek e My funny Valentine compie gesti scanditi, precisi, ripetitivi, a tratti lenti a tratti veloci; spesso accompagnati dai camerieri in giacca verde, che intervallano movenze da automi robotizzati a tombé, chassé, plié e battement tendu della danza classica in chiave prettamente moderna.

Amleto e Ofelia forse si cercano, ma non si scontrano; l’uno non tocca mai l’altro. Da un’iniziale atmosfera tesa e lugubre, lentamente la scena emerge sotto le luci, prima blu, poi rosse, infine è il giallo a prevalere. La luce non è uniformemente diffusa: conica, laterale o intermittente che sia, i soggetti rimangono sempre un po’ in penombra. Cherchez la femme, il femminile amletico per antonomasia, Ofelia: questa è la sfida lanciata allo spettatore, che tra un valzer e un fox solitario, cerca la donna eternamente schiacciata dall’uomo, consumata d’amore.

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