Hamlet travestie, se la tragedia diventa farsa

di Alice Maggioni, facoltà di filologia moderna, università Cattolica del Sacro Cuore

 

Tende o non tende?

Amleto Barilotto, lontano dai romantici castelli danesi, ha ben altri problemi a cui pensare. Un bebè in arrivo, la morte del padre. Se poi si aggiunge uno strozzino pressante l’unica soluzione sembra davvero essere la follia. Punta Corsara si prende gioco del testo Shakespeariano, lo contamina con tutti i colori della bella Napoli con un risultato irriverente e originale. Poco importa che la storia non sia del tutto inedita (gentilmente offerta da Antonio Petito, il più famoso Pulcinella del diciannovesimo secolo), Hamlet travestie è un manifesto della drammaturgia moderna. E alla portata di tutti.

Questa variazione della storia del principe di Danimarca è molto di più. Un ritratto sociale, ironico e crudelmente realistico, di una famiglia che incatena i suoi componenti a ruoli prestabiliti; non si può evadere, scardinare gli schemi, così è e così deve essere. Allora la pazzia diventa una scelta, un meccanismo di sopravvivenza. Dissacrante. I giovani di Punta Corsara non si lasciano certo intimidire da una pietra miliare del teatro. Shakespeare può essere stravolto, senza remore, senza paura di commettere eresie. Eppure sempre Shakespeare rimane. Una commedia nella commedia, tra dramma e farsa, dove i personaggi stessi vestono mal volentieri i panni che gli sono stati cuciti addosso.

Hamlet travestie diverte, sospesi in un ponte tra i mercati popolari di Napoli e le corti danesi. Un Amleto malinconico e sognatore, pazzo forse, incompreso senza dubbio Se all’inizio le situazioni paradossali divertono, alla fine ciò che resta è un riso amaro, consapevoli di essersi presi gioco della tragedia perfetta. Trenta minuti per smembrare e ricucire l’Amleto, e se l’unico spettro che incombe è quello dei debiti chi non sognerebbe di essere un eroico principe? Anche perché, come si chiede lo sfortunato protagonista al chiaro di luna, in napoletano corrente, “che cos’ho di diverso dall’originale? ”.

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