Il gruppo teatrale Opera svela i segreti di XX, XY in scena al Parenti

di Giuseppe Paternò Raddusa (1989), Laureando in Cultura e Storia del Sistema Editoriale.

La compagnia: Vincenzo Schino (attore e regista), Marta Bichisao (danzatrice), Emiliano Austeri (scenografo) e Marco Betti (organizzatore).
Del gruppo fanno parte anche Letizia Buoso (dramaturg) e Federico Ortica (musicista)

Il testo del Bardo ha rappresentato un punto di partenza per quanto riguarda la funzionalità del vostro lavoro?

Schino: Più che dal testo – che comunque conoscevo bene – siamo partiti da un’immagine iniziale. Grazie all’aiuto della nostra dramaturg, L. Buoso, abbiamo provato a rileggerlo sotto l’ ottica dell’avvelenamento iniziale del re da parte di Claudio.

Attraverso quali modalità di realizzazione Amleto è presente nel vostro spettacolo, e come si inserisce all’interno del vostro modo di lavorare e della vostra poetica?

Schino: Affinché si crei qualcosa, noi abbiamo bisogno di un processo di materizzazione, che ci aiuti a entrare in un mondo, quello di Amleto. L’universo di Opera gli è poeticamente coincidente, tanto che il nostro spettacolo precedente, ispirato a Macbeth, veniva scambiato per un lavoro dedicato al principe danese. La relazione tra il nostro corpo, metaforicamente trasformato, appartiene al fenomeno derivato dal testo.

Bichisao: Amleto è la tragedia del mormorio, della tendenza costante al dubbio e alla ricerca di quello che è giusto fare, verso una verità non superficiale ma totalizzante. Questo crea dei dislivelli tra è finzione e verità. Sciogliere questo nodo di dilemmi è incomprensibile, ma sottende con inevitabilità alla formazione di una coscienza.

E l’enorme orecchio presente sulla scena…

Austeri: Sancisce un punto di partenza fondamentale: Claudio avvelena il fratello versandogli del veleno nell’orecchio, e noi abbiamo deciso di farne metonimia, testimonianza di un racconto vissuto attraverso le orecchie di qualcun altro.

Schino: Ci siamo presi la responsabilità di creare un’immagine all’orecchio. E, attraverso l’immagine, fare un omaggio al valore della parola, come tra le pagine di un libro.

Austeri: L’orecchio è ricoperto d’argilla; la scelta di utilizzare questo materiale è avvenuta aprioristicamente, e solo dopo ci siamo resi conto che, all’interno della tragedia, è menzionato più volte durante la scena del cimitero. L’argilla, trait d’union tra vita e morte: terra che trasforma i corpi e li fa diventare qualcosa di nuovo. E di conseguenza abbiamo scelto di non utilizzare una scena teatrale “canonica”, preferendo uno spazio che consentisse una visione a tutto tondo e permettesse relazioni tra i movimenti e la danza.

XX, XY primo studio nella tragedia di Amleto
in scena
sabato 11 maggio ore 20.30 | domenica 12 maggio ore 22.30 – Foyer

cura della visione e regia Vincenzo Schino
con Emiliano Austeri, Marta Bichisao
coreografia Marta Bichisao
suono Federico Ortica
drammaturgia Letizia Buoso
scenografia Emiliano Austeri
scultura Leonardo Cruciano workshop
cura Marco Betti
produzione Opera
con Terni Festival, Associazione Demetra, Stefano Romagnoli

http://www.teatrofrancoparenti.it/?p=informazioni-spettacolo&i=702

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